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Il rilascio degli ostaggi rimanenti, la liberazione di altri prigionieri palestinesi e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza. Tutto ciò sarebbe previsto nella seconda fase di tregua, tuttavia, Israele ha proposto di estendere la prima fase per continuare lo scambio di ostaggi senza un immediato ritiro militare, generando tensioni nei negoziati. Hamas accusa Tel Aviv di voler rallentare il processo e sostiene che al momento non ci siano colloqui in corso, aumentando l'incertezza sulla prosecuzione dell'accordo. Se la tregua dovesse proseguire, la terza fase potrebbe iniziare il 12 aprile, all’ottantaquattresimo giorno di cessate il fuoco. Questo stadio dovrebbe concentrarsi sulla ricostruzione della Striscia di Gaza, con un piano della durata dai tre ai cinque anni sotto supervisione internazionale. Inoltre, si prevede la restituzione delle salme degli ostaggi israeliani deceduti, stimati in circa 30.
Parallelamente ai negoziati, il 4 marzo l’Egitto presenterà alla Lega Araba un piano di ricostruzione per Gaza, sviluppato su direttiva del presidente al-Sisi. Il premier egiziano Mustafa Madbuli ha sottolineato che la priorità è garantire la ricostruzione della Striscia mantenendo la popolazione palestinese all’interno del territorio. Ha inoltre ribadito il sostegno egiziano alla causa palestinese, sottolineando la necessità di uno Stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale, secondo i confini precedenti al 1967. Tuttavia, senza una tregua duratura, l’attuazione del piano potrebbe risultare complessa.
Intanto, il 7 marzo la Svizzera ospiterà una conferenza internazionale sulla protezione dei civili nei territori occupati, promossa dall’ONU e aperta ai 198 firmatari della Convenzione di Ginevra. Nonostante non abbia valore vincolante, l’incontro mira a riaffermare i principi del diritto internazionale umanitario e a rafforzare la tutela della popolazione palestinese nel contesto del conflitto in corso.
B.Z.