Foto: Reuters
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Il Consiglio di Sicurezza ONU ha approvato una bozza di risoluzione che chiede pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta la Striscia di Gaza per un certo numero di giorni al fine di consentire l'accesso di aiuti ai civili. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore, 3 astenuti, Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia, e nessun voto contrario. Il testo chiede inoltre il rilascio degli ostaggi e che tutte le parti si astengano dal privare i civili di Gaza dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria. La risposta di Israele è giunta a stretto giro di posta e ha visto respinta la risoluzione, secondo quanto riferito da fonti di stampa israeliana. Il Ministero degli Esteri dello Stato ebraico ha rilasciato una dichiarazione ufficiale affermando che non vi è posto per tali misure finché gli ostaggi saranno tenuti nelle mani di Hamas. Secondo l'ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite Erdan la risoluzione è distaccata dalla realtà ed è deplorevole che il Consiglio di Sicurezza continui a ignorare e si rifiuti di condannare o anche solo menzionare il massacro compiuto da Hamas. Intanto il capo degli affari umanitari ONU Griffiths ha presentato un piano in dieci punti per tenere a freno la carneficina a Gaza, che sta raggiungendo nuovi livelli ogni giorno secondo i media statunitensi. Nel piano si chiede, tra le altre cose, di facilitare gli sforzi per un flusso continuo di aiuti e di attuare un cessate il fuoco umanitario che consenta ai servizi di base e agli scambi commerciali essenziali di ripartire. Il cessate il fuoco, ha aggiunto, è vitale per facilitare la consegna di aiuti, consentire il rilascio degli ostaggi e di dare una pausa ai civili. Nel frattempo il capo dell'opposizione israeliana Lapid ha chiesto la destituzione del Premier Netanyahu dal suo incarico e di sostituirlo con un'altra figura interna al Likud senza indire nuove elezioni. Lapid non ha nominato un altro membro che possa assumere l'incarico, ma ha sostenuto che vi sono numerosi deputati nel partito convinti che è il momento che Netanyahu si dimetta.

Franco de Stefani