
Si è conclusa con il saluto degli ultimi, delle categorie marginalizzate tanto care al defunto Pontefice romano, una giornata storica che ha visto dopo oltre 100 anni la sepoltura del Papa lontano dalle mura vaticane. Papa Francesco aveva scelto Santa Maria Maggiore come luogo della sua sepoltura perché sentiva un legame speciale con questa basilica dove pregava davanti all’icona della Salus Populi Romani, prima e dopo ogni viaggio apostolico. Si recò qui il primo giorno del suo pontificato, è stata la prima tappa a sorpresa dopo aver lasciato dopo 38 giorni di ricovero il Policlinico Gemelli, ed è sempre qui il luogo dove riposerà in eterno. Ad assistere alla cerimonia di tumulazione, oltre ai familiari e cardinali e prelati per officiare il rito, erano presenti una quarantina di persone fra poveri, migranti rifugiati torturati nei lager libici, soccorritori e transgender verso i quali Papa Francesco ha sempre espresso vicinanza, pastore fra i discepoli, come amava ripetere. Un contraltare tangibile rispetto alle centinaia di personalità della politica mondiale sedute fra i banchi di San Pietro, che hanno voluto presenziare alla cerimonia funebre, cogliendo anche l’occasione per incontri bilaterali. Iconica l’immagine del faccia a faccia fra Donald Trump e Volodymir Zelensky, seduti uno di fronte all’altro all’interno della Basilica, nell’auspicio che possa entrare nella storia come foriera di una pace ancora in divenire. Ma la storia, per il momento, l’hanno fatta ancora una volta le persone normali, i fedeli, i turisti e i semplici curiosi che hanno salutato Papa Francesco in Vaticano e quelli che lo hanno poi accompagnato per l’ultimo viaggio per le vie del centro storico di Roma, oltre 400 mila secondo le autorità.
Valerio Fabbri
