"Vogliono imporci di scegliere una parte, ma noi seguiamo i nostri interessi, gli interessi della Serbia". In una recente intervista al Financial Times, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha ribadito che Belgrado non intende partecipare alle sanzioni contro la Russia imposte da buona parte dei paesi occidentali dopo l'attacco all'Ucraina voluto dal presidente russo Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio.
Anche dopo l'invasione russa Vučić, rieletto trionfalmente al primo turno nelle presidenziali dello scorso 3 aprile, insiste nella sua politica di complicato equilibrismo tra Occidente e Russia. Una scelta che con l'inasprirsi della guerra diventa però sempre più complicata.
Secondo fonti giornalistiche, il parlamento europeo sta preparando una risoluzione in cui si esprime rammarico per il mancato allineamento della Serbia alle posizioni dell'UE: una posizione che rende più difficile il cammino di avvicinamento all'Unione della Serbia, ufficialmente candidato membro dal 2009.
Le tensioni a livello internazionale si sono inevitabilmente riflesse sull'opinione pubblica serba e secondo un recente sondaggio, per la prima volta negli ultimi anni i sostenitori dell'adesione all'UE sarebbero in minoranza nel paese.
Nonostante il prezzo da pagare, però, la Serbia non volta le spalle a Mosca. Da una parte ci sono considerazioni politiche: negli ultimi decenni, infatti, sla Russia è stato e resta il principale sostenitore della Serbia sulla spinosa questione del Kosovo. Dall'altra, persistono motivazioni squisitamente economiche, visto che la Serbia è largamente dipendente dalle forniture energetiche russe.
Francesco Martino
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