La decisione era nell'aria da settimane, e alla fine è arrivata ieri: il presidente Recep Tayyp Erdogan ha annunciato che la Turchia andrà alle urne il prossimo 24 giugno, con più di un anno di anticipo rispetto alla data prevista del novembre 2019.
Gli elettori turchi sono chiamati a rinnovare il parlamento, ma soprattutto a scegliere il nuovo presidente, che dopo la controversa riforma costituzionale, approvata da un referendum popolare del 2017, avrà poteri notevolmente allargati.
Erdogan, che col suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo guida la Turchia dal 2002, punta alla riconferma: in vista delle elezioni ha stretto un'alleanza con il Movimento del Partito Nazionalista di Devlet Bahçeli, che due giorni fa aveva espressamente chiesto il voto anticipato.
Erdogan ha giustificato la decisione sostenendo che, nonostante il pieno controllo del suo partito sulla vita politica turca, "i malanni del vecchio sistema devono essere superati", con un esplicito riferimento alla necessità di affrontare "i difficili sviluppi in Siria e in altre regioni".
"E' urgente passare al nuovo sistema esecutivo per intraprendere con rinnovato vigore i passi in avanti necessari al nostro paese", ha dichiarato Erdogan in un discorso pronunciato in diretta televisiva.
All'annuncio delle consultazioni anticipate è seguito il rinnovo dello stato di emergenza, prolungato per la settima volta dal fallito golpe del luglio 2016: una decisione contestata da opposizione e osservatori internazionali, che rischia di influire pesantemente sulla campagna elettorale ed esito del voto.