Alla fine non c'è la fatta, Luis Sepulveda. Eravamo ormai tanto lontani dalla notizia del suo contagio, avvenuto alla fine di febbraio durante un festival in Portogallo a cui aveva partecipato assieme alla moglie, che avevamo dato per scontata la sua guarigione. Ci dispiace immensamente invece che se ne sia andato lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e alle miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per "dar voce a chi non ha voce".
Il cronista degli ultimi per autodefinizione. L'uomo dalle formidabili passioni, l'autore di bestseller andati a ruba nel mondo, il cittadino del mondo così amato anche dai giovani lettori, che aveva conquistato con il racconto "Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare", diventato un film d'animazione per la regia Enzo D'Alò.
Dalle persecuzioni sotto il regime di Pinochet, alle torture subite in carcere, sino all’esilio forzato dal Cile, la vita di questo scrittore è una storia da romanzo. Persona semplice, alla mano, come si era rivelato ai suoi fan anche qualche anno fa al Festival del cinema latino americano di Trieste, invitato dal suo amico Rodrigo Diaz.
Luis Sepulveda è morto oggi a Oviedo. E' stato proprio il famigerato virus a portarsi via l'autore de "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore", pubblicato agli inizi degli anni Novanta, con cui aveva conquistato la scena internazionale.
Di libri Sepulveda ne ha scritti molti altri, l'ultimo atteso in libreria è una storia di amore per la natura, raccontata dalla voce della Balena Bianca. Una favolta adatta ai lettori di tutte le età, in cui come sempre ha saputo fare restituisce con incredibile semplicità il senso di una vita piena, vissuta con coraggio, costellata di affetti e animata di ideali.
Miro Dellore