Foto: Reuters
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All'età di 83 anni è morto in esilio in leader religioso Fethullah Gülen, accusato dalle autorità turche di avere organizzato un colpo di stato nel 2016. Il sito web di Gülen, Herkul, bloccato in Turchia, ha dichiarato che l’imam è morto questa domenica. Fethullah Gülen ha sempre predicato una visione moderata dell’Islam, compatibile con la scienza, la democrazia, la modernità e il riconoscimento di alcuni diritti civili.

Dal 1999 viveva in una sorta di esilio autoimposto in Pennsylvania, negli Stati Uniti, dopo che si era rotto l'idilio con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, del quale inizialmente era stato un'alleato. Nato in una famiglia religiosa, Gülen ottenne nel 1959 la licenza di predicatore iniziando a predicare nella città di Edirne, nella parte occidentale della Turchia. Dopo aver svolto il servizio militare all’inizio degli anni Sessanta riprese la sua attività di predicatore a Edirne, ma fu a Smirne che Gülen mise in piedi il primo nucleo di quello che nel tempo sarebbe diventato il movimento Hizmet (“Servizio”). Un gruppo influente che poteva contare su una fitta rete di scuole fuori e dentro i confini turchi e sulla presenza di molti Gülenisti inseriti all'interno di tutti i gangli dello stato e della società turca.

Nei primi anni del Duemila Gülen si alleò con Erdoğan per aiutarlo a vincere le elezioni, per diventate poi un nemico giurato del presidente turco intorno al 2010, quando tra i due leader incominciarono i primi dissapori. Erdoğan ha messo fuori legge Gülen e i suoi seguaci dopo che nel 2013 hanno accusato di corruzione il Partito della giustizia e dello sviluppo, di cui fa parte il presidente.

Il fallito colpo di stato contro Erdoğan nel 2016 aggravò le divisioni e nel 2017 a Gülen, accusato di essere uno degli organizzatori del golpe, venne revocata la cittadinza turca. Il predicatore negò le accuse ma il suo movimento venne messo al bando come movimento terroristico, Gülen fu condannato dalla Magistratura di Ankara per avere architettato il colpo di Stato, la Turchia chiese a Washington la sua estradizione, mai concessa, mentre in patria i membri del suo movimento vennero arrestati.

Barbara Costamagna