Il dissidente russo Alexei Navalny è deceduto a causa di un coagulo di sangue. Lo ha dichiarato il Capo dell'Intelligence militare ucraina Budanov indicando che si è trattato di una morte naturale. Budanov ha dichiarato che l'informazione è più o meno confermata, quindi la tesi iniziale fornita dalle autorità russe sulla morte in carcere del critico numero uno del Presidente Putin è valida. Sul suo decesso è giunto un appoggio imprevisto da Kiev, che potrebbe essere letto come un messaggio in attesa di un possibile negoziato. Le dichiarazioni vanno a vanificare quanto indicato della famiglia e da una serie di giornalisti d'inchiesta, i quali affermavano che l'ex politico di opposizione fosse stato ucciso dalle condizioni di detenzione disumane, forse aiutate da percosse e tecniche in uso ai servizi segreti. Le autorità carcerarie avevano fatto riferimento in un primo momento a un'embolia e poi a una trombosi, tesi compatibile con la presenza di un coagulo di sangue, prima di far emergere la tesi della sindrome da morte improvvisa. La moglie di Navalny aveva affermato che il marito era stato ucciso con un avvelenamento da Novičok, e altre ricostruzioni sconfessate avevano affermato che il dissidente fosse stato ucciso con un pugno al cuore dopo una prolungata esposizione alle temperature bassissime della colonia penale siberiana.
Franco de Stefani