Gli Stati membri delle Nazioni unite hanno raggiunto l’accordo per la protezione dell’Alto mare, “un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta”. L’intesa è stata raggiunta grazie a una coalizione fra Unione europea, Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina dopo più di 15 anni di discussioni a riguardo. Come ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il trattato assicurerà “la protezione dell’oceano al di là delle giurisdizioni nazionali”.
Finora nessun governo si è mai assunto la responsabilità della protezione dell’Alto mare, il che ha reso queste zone sempre più vulnerabili; infatti, grazie al progresso della scienza è emersa la necessità di proteggere gli oceani in quanto producono la metà dell’ossigeno che respiriamo e rappresentano il 95% della biosfera del pianeta. Alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, inoltre secondo gli esperti, le specie marine vicine all’estinzione sono tra il 10% e il 15%.
Il contenuto del testo non è stato reso noto, ma tutti hanno accolto la misura come una “svolta storica”, la quale dà una concreta possibilità all’obiettivo 30x30, ovvero proteggere il 30% degli oceani entro il 2030. Come ha dichiarato Greenpeace, “l’accordo Onu è un momento storico, il trattato è una vittoria monumentale per la protezione degli Oceani e un segnale importante del fatto che il multilateralismo funziona ancora, in un mondo sempre più diviso”. La misura però, prima di essere adottata verrà sottoposta a delle correzioni editoriali e il testo dovrà essere tradotto nelle sei lingue delle Nazioni Unite. Quest’ultimo in ogni caso presenta dei punti critici, e adesso è nelle mani dei governi ratificare al più presto il trattato e metterlo in pratica il prima possibile.
B.Ž.