Nel suo intervento, Putin si è riferito al ritiro dell'esercito russo dai territori intorno a Kiev avvenuti a marzo 2022, conseguenza dei negoziati condotti in Turchia con la controparte ucraina, pronta ad accettare la richiesta di neutralità avanzata da Mosca. Kiev ha sempre negato di avere discusso ciò, ma la neutralità ucraina rimane il principale obiettivo politico di Mosca, che sarebbe intenzionata a rinunciare ad alcuni dei territori conquistati e già annessi alla Federazione Russa con i referendum, peraltro mai riconosciuti internazionalmente. La neutralità richiesta dovrebbe essere simile a quella mantenuta dalla Finlandia fino alla recente adesione NATO. Kiev quindi dovrebbe rinunciare all'adesione all'Alleanza Atlantica, inserita nella Costituzione dal 2019, ad armi e aiuti occidentali. Una vittoria di Trump alle presidenziali statunitensi di novembre potrebbe cambiare gli scenari, considerando che il fallimento della controffensiva, le sostituzioni ai vertici dell'esercito e la disfatta di Avdijvka hanno notevolmente indebolito Zelensky e che una sua capitolazione politica lascerebbe spazio per l'ascesa di una dirigenza meno allineata a Washington. Putin ha fatto sapere di essere a conoscenza del logoramento dell'esercito ucraino, e in caso di futuri negoziati né le armi statunitensi né l'appoggio di Biden risparmieranno agli ucraini l'obbligo di una resa. Putin conta su questi temi per la sua prossima presidenza e per un indebolimento dell'Unione Europea, costretta a farsi carico di ciò che rimane dell'Ucraina, tutta da ricostruire a un costo, secondo le stime di Bruxelles, di oltre 450 miliardi di euro.
Franco de Stefani