A quanto si apprende da fonti militari, almeno quattro soldati iracheni sono rimasti feriti dai razzi che hanno colpito la base aerea che ospita un contingente statunitense a Balad in Iraq. Quasi tutte le truppe americane hanno lasciato la base negli ultimi giorni, con il montare della crisi con l'Iran dopo l'uccisione del generale Soleimani. L'incursione giunge dopo gli attacchi missilistici dei giorni scorsi da parte di Teheran contro basi irachene che ospitano militari Usa, in risposta al raid statunitense che aveva portato all'uccisione del comandante militare iraniano. Teheran dunque tiene alto il livello della minaccia per spostare l'attenzione dalle proteste in corso nel Paese. Ieri, infatti, si sono registrate nuove manifestazioni di piazza in Iran, e scontri con la polizia, da parte di coloro che protestano per l'abbattimento per errore da parte della contraerea iraniana di un jet passeggeri ucraino, costato la vita a 176 persone e contro il governo. Contro la Guida Suprema Ali Khamenei, e la politica estera dell'Iran. Il popolo infatti considera inaccettabile lo sperpero di denaro pubblico in Siria, Libano, o a Gaza mentre l'Iran a causa dell'embargo petrolifero imposto dall'America non può destinare risorse nel campo sociale. Al tempo stesso, a scendere in piazza sono stati anche manifestanti filogovernativi iraniani, che hanno bruciato una bandiera britannica davanti all'ambasciata di Londra a Teheran sullo sfondo delle tensioni diplomatiche fra i due Paesi dopo il breve arresto dell'ambasciatore britannico.
Dal canto suo, l'amministrazione americana ha minacciato l'Iraq in caso di un ritiro delle sue truppe dal Paese. Washington sarebbe pronta a bloccare i conti correnti iracheni aperti in banche americane, dove finiscono gli introiti dal petrolio. Washington priverebbe così Baghdad di miliardi di dollari, situazione che potrebbe portare al crollo del governo e alla paralisi dell'economia locale.
Corrado Cimador