Nessuno dei quattro capi di imputazione già esistenti contro Trump viene rimosso, ma la loro portata viene snellita e rielaborata. L'originaria accusa formulata nei confronti del repubblicano, inizialmente estesa e articolata in 45 pagine, ha subito una significativa riduzione, attestandosi ora a 36 pagine. Tale "sconto" è stato conseguito grazie alla rimozione di alcune imputazioni, tra le quali spicca quella che attribuiva al candidato l'intenzione di strumentalizzare il Dipartimento di Giustizia per avvalorare le proprie asserzioni di potenziali frodi elettorali. Nei documenti presentati dal Procuratore speciale Jack Smith si sottolinea che l'ex presidente non aveva alcun incarico presidenziale assegnato dalla costituzione in merito alla transizione post-elettorale, "ma aveva un interesse personale a essere nominato vincitore delle elezioni." Con un post pubblicato sul social Truth, Trump ha liquidato come "ridicola" la nuova accusa a suo carico presentata a Washington. Ha puntato il dito contro il procuratore speciale, definendolo uno "squilibrato" che, in preda al panico e alla disperazione, ha formulato un'accusa infondata nel tentativo di rilanciare un'indagine ormai conclusa, paragonandola a una caccia alle streghe del passato. Ha poi asserito in modo categorico che la nuova incriminazione nei suoi confronti è una completa farsa, orchestrata e promossa attivamente dalla democratica Kamala Harris, la quale starebbe manovrando dietro le quinte per screditarlo. La mossa a sorpresa di Smith infiamma dunque la campagna elettorale, alla vigilia del dibattito tra i due candidati in corsa il 10 settembre su Abc. Intanto, Harris si prepara al suo primo test mediatico post-Biden. Giovedì, sull'emittente CNN dalla Georgia, insieme al suo vice Tim Walz, cercherà di convincere l'elettorato. L'intervista è un preludio al confronto diretto con Trump, che si preannuncia serrato: i due candidati si affronteranno in piedi, senza appunti e con i microfoni spenti a turno, proprio come nell'ultimo dibattito con Biden.