Foto: Reuters
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Con la sottoscrizione del trattato Mosca e Teheran hanno formalizzato un'alleanza destinata a ridefinire gli equilibri geopolitici regionali e internazionali. Putin ha rimarcato il carattere fondamentale di tale intesa, che avrà una durata di vent’anni, enfatizzando l'impegno reciproco a difendere i principi di sovranità e non interferenza negli affari interni, di fronte a un contesto internazionale sempre più complesso e pieno di sfide. “Abbiamo bisogno di meno burocrazia e più azioni concrete. Qualunque difficoltà venga creata da altri, saremo in grado di superarla e di andare avanti”, ha dichiarato il Presidente russo, riferendosi alle sanzioni occidentali contro entrambi i paesi e mostrandosi scettico su un ipotetico cambiamento di rotta nella politica statunitense nei confronti dell'Ucraina. L’omologo Pezeshkian, dal canto suo, ha sollecitato una risoluzione pacifica del conflitto in corso, evidenziando l'importanza di una diplomazia costruttiva per porre fine alle ostilità. Sebbene i dettagli specifici dell'accordo rimangano confidenziali, è palese l'intenzione delle due potenze di rafforzare la cooperazione in molteplici settori: dall’economia alla cultura passando anche per il panorama educativo, consolidando così un asse strategico di notevole rilevanza. Da notare che negli ultimi anni, la Russia ha intensificato la cooperazione con attori quali la Corea del Nord, con la quale ha siglato un accordo analogo, e l'Iran, con il quale condivide una profonda diffidenza nei confronti delle potenze atlantiche. I legami, pur saldi, che queste Nazioni ambiscono a rafforzare ulteriormente destano preoccupazione nell’Occidente. La fornitura di armamenti iraniani alla Russia, in particolare di droni, ha ulteriormente inasprito le tensioni in Ucraina e ha sollevato interrogativi sulla capacità delle potenze occidentali di contenere l'espansionismo russo.

Alessia Mitar