Non è un sospetto: "Abbiamo dati inconfutabili" dice il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov - sul fatto che l'attacco chimico di Duma, in Siria, è stato organizzato da tempo". "I servizi speciali di un paese, che ora sta cercando di essere nelle prime file della campagna russofoba, sono stati coinvolti in questa messa in scena", ha aggiunto il reponsabile della diplomazia del Cremlino, con chiaro riferimento alla Gran Bratagna. Accusa definita "grottesca" da Londra. E mentre gli esperti OPAC incaricati di lavorare a Duma alla ricerca di tracce di agenti tossici sono già arrivati in Siria, Lavrov mette in guardia le nazioni europee sulle possibili conseguenze di un'azione militare statunitense in territorio siriano. Qualsiasi tipo di azione offensiva da parte degli Stati Uniti potrebbe portare "a nuove ondate di migranti verso l'Europa e a molti altri sviluppi che non sono per nulla necessari". Conseguenze di questo tipo, ha aggiunto Lavrov, "possono essere accolte positivamente solo da chi si trova dall'altra parte dell'Oceano" e punta a "distruggere l'intera regione al fine di promuovere i propri progetti geopolitici" ha aggiunto. A Washington nuove consultazioni, ma Donald Trump "non ha ancora preso una decisione in merito a possibili azioni". Lo ha detto l'ambasciatrice statunitense all'Onu Nikki Haley puntando nuovamente il dito contro Assad: "Tutte le nazioni verrebbero danneggiate se consentissimo a Damasco di normalizzare l'uso delle armi chimiche", ha precisato, sottolineando che secondo Washington le forze del presidente siriano hanno usato tali armi almeno 50 volte dall'inizio della guerra. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ammette quasi rassegnato che "Il meccanismo e le salvaguardie che in passato esistevano per gestire i rischi di una escalation non sono più presenti" e non gli resta che "sollecitare i Paesi ad agire responsabilmente". Continua intanto il pressing di Francia, Germania e Regno Unito sui partner europei per adottare ulteriori sanzioni contro l'Iran, in particolare ad una quindicina di personalità ed entità legate ad azioni di disturbo in Siria. All'invito risponde il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, il quale si è mostrato scettico di fronte all'ipotesi che l'Ue lanci un'iniziativa di pace in Siria. "Non ha senso pensare a grandi iniziative - ha detto il numero uno di Bruxelles - quando non si sa come andranno a finire".