L'Ucrainagate miete la sua prima vittima. Si tratta dell'inviato speciale degli Stati Uniti a Kiev, Kurt Volker, coinvolto nello scandalo che ha portato i democratici ad avviare un'inchiesta sul possibile impeachment del presidente Donald Trump. Volker ha deciso di dimettersi dopo la diffusione della denuncia di un agente-talpa dei servizi segreti americani su una telefonata tra il il leader della Casa Bianca, Donald Trump, e il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelenskyj, a cui il tycoon avrebbe chiesto informazioni in merito ad un'indagine avviata da Kiev nei confronti del candidato presidenziale Joe Biden e suo figlio Hunter, nel tentativo di gettare fango sul suo rivale e intralciare la sua corsa alla Casa Bianca. Hunter Biden, infatti, potrebbe aver fatto parte del Consiglio di Amministrazione di una società che si occupa di gas posseduta da un oligarca ucraino, la Burisma Holdings. A Kiev c'è stata una inchiesta, in seguito archiviata. Stando alle rivelazioni della CNN, Volker mise in contatto l'avvocato personale del tycoon, Rudy Giuliani, con un alto collaboratore del leader ucraino. Il legale di Trump si è intanto detto pronto a testimoniare davanti al Congresso in merito al suo coinvolgimento nella vicenda a patto che riceva il via libera dal presidente perché il suo lavoro è protetto dal privilegio esecutivo che tutela i rapporti avvocato-cliente. Mentre l'inchiesta su un eventuale impeachment accellera, secondo alcuni deputati, i capi d'imputazione contro Trump potrebbero esser messi a punto già entro la fine di ottobre. La speaker della Camera Nancy Pelosi ha confermato che i democratici si muoveranno "rapidamente" ma, precisa, non in maniera avventata perché l'indagine potrebbe presentare nuovi risvolti, rischiando di coinvolgere pure alcuni ministri di peso.
Maja Novak