In un anno che vede importanti appuntamenti elettorali in tutto il mondo, sicuramente la prima in ordine di tempo è quella che si tiene questo sabato a Taiwan, dove i taiwanesi sono chiamata a votare per il Presidente, il Vice presidente e per il mandato dello Yuan Legislativo.
Pechino in questi giorni ha parlato di una scelta, quella elettorale, tra “guerra e pace”, invitando a non votare per il candidato del Partito democratico progressista Lai Ching, nonostante ultimamente abbia rivisto in parte la sua posizione affermando di non voler proclamare formalmente l'indipendenza, visto che esiste già una sovranità di fatto che serve anche a mantenere la stabilità mondiale. La sua linea è, quindi, rivolta ad aumentare gli armamenti in funzione preventiva, con l'aiuto degli Stati Uniti. In caso di una sua vittoria per il Pdp si tratterebbe del terzo mandato alla guida del paese, con la possibilità, però, in questo caso di aprire una mediazione con Pechino, mai voluta dall'attuale premier.
Il candidato del Kuomitang Ho Yu-ih propone invece una “politica 3D” (Difesa, Dialogo e De- escalation) e punta sulla necessità di diminuire la tensione e di riprendere il dialogo con la Cina, cercando così di blandire l'ingombrante vicino contro il quale, secondo lui, è praticamente inutile il sistema di difesa allestito da Taiwan in questi anni.
Terzo uomo nella corsa alla presidenza il chirurgo Ko Wen- jie, che guida il Partito del popolo taiwanese che si tiene in una posizione di mezzo tra quella indipendentista di Ali e quella conciliante di Hou. L'ex sindaco di Taipei ha un buon seguito di giovani, ma non sembra avere i numeri per riuscire ad imporsi sugli altri due candidati.
Barbara Costamagna