Le relazioni tra Stati Uniti e Russia sono entrate in una nuova fase, caratterizzata da un'intensa attività diplomatica e da forti tensioni dovute al conflitto in Ucraina. Il neoeletto Donald Trump, da un lato, ha espresso la volontà di stabilire un dialogo costruttivo con il Presidente Putin, e di trovare una soluzione pacifica alla crisi "anche perché non dovrebbero essere perse altre vite." Dall'altro lato, ha lanciato un chiaro avvertimento, minacciando di adottare sanzioni, tasse e dazi qualora la Russia non dimostrasse una reale volontà di negoziare. Interpellato dai giornalisti sulle sue intenzioni riguardo alla prosecuzione degli aiuti militari a Kiev, il repubblicano ha adottato un atteggiamento reticente affermando di star lavorando sulla questione ed evitando di fornire risposte dettagliate. Ha preferito sottolineare più volte la necessità di avviare un dialogo approfondito con le parti in causa, al fine di valutare attentamente la situazione e definire una strategia più adeguata. È comunque chiaro che la nuova amministrazione sembra orientata a rivedere il piano d'azione adottato precedentemente dalla squadra Biden, cercando nuovi equilibri tra il sostegno al Paese invaso e la necessita di evitare un'ulteriore escalation del conflitto. La Russia, dal canto suo, ha espresso la propria disponibilità a intraprendere il dialogo voluto da Trump attendendo di sentire "qualcosa di più chiaro e concreto." In vista del colloquio telefonico, attualmente in fase di organizzazione, Mosca considera tale occasione un'opportunità cruciale per rilanciare le trattative, ora in fase di stallo, e trovare una soluzione diplomatica alla guerra in corso. Tuttavia, ha dichiarato il vice ambasciatore russo alle Nazioni Unite Dmitry Polyanski, "va capito cosa intenda Trump per accordo di pace" e ha aggiunto che non si tratta solo di porre fine al conflitto ma anche affrontare le cause profonde della crisi ucraina.
Alessia Mitar