
Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), la maggior parte dei bambini colpiti dalla guerra a Gaza era sfollata e viveva in condizioni precarie, rifugiandosi in tende o in case danneggiate. Le stime includono anche i bambini uccisi o feriti durante l'attacco del 23 marzo all'ospedale Nasser, nel sud della Striscia. Israele ha rilanciato la sua offensiva militare il 18 marzo, interrompendo la tregua con Hamas che era stata raggiunta il 19 gennaio. Il cessate il fuoco aveva rappresentato una "rete di sicurezza" fondamentale per i bambini, secondo Catherine Russell, direttrice dell'UNICEF. La ripresa dei bombardamenti e delle operazioni terrestri ha reintrodotto un ciclo di violenza mortale e privazioni per i bambini dell'enclave palestinese. Russell ha dichiarato che tutte le parti coinvolte devono rispettare gli obblighi del diritto umanitario internazionale per proteggere i bambini. Secondo l'UNICEF, in 18 mesi di conflitto, oltre 15.000 bambini sono stati uccisi, più di 34.000 feriti e quasi un milione sono stati sfollati. L'UNICEF chiede la fine delle ostilità e la revoca del divieto di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, che dura dal 2 marzo. Dopo la ripresa dell'offensiva, il Ministero della Sanità di Hamas ha confermato la morte di 1.001 persone nella Striscia. Il bilancio complessivo delle vittime dall'inizio del conflitto è salito a 50.357 morti, di cui oltre un quarto sono minori. Tra i 322 bambini uccisi durante i recenti bombardamenti, altri 609 sono stati feriti, con una media giornaliera di oltre 100 vittime infantili, riferisce l'UNICEF.
Corrado Cimador