Un massiccio blackout che ha coinvolto ieri l'intero Paese, il peggiore della storia del Venezuela, ha fatto saltare i servizi fondamentali, tra cui metropolitana e semafori. Il servizio ferroviario e i collegamenti telefonici o con Internet funzionano in modo intermittente. Chiuse anche scuole e uffici per facilitare gli sforzi per il recupero dell’energia elettrica. Le interruzioni di corrente sono comuni in Venezuela ma sono comunque più rare a Caracas.
Il presidente, Nicolas Maduro, ha puntato il dito contro gli Stati Uniti, accusandoli di aver messo in atto una vera e propria guerra dell'elettricità. Secondo il ministro della Comunicazione, il senatore repubblicano americano Marco Rubio avrebbe organizzato un cyberattacco contro la centrale idroelettrica di Guri, causando il blackout. In dichiarazioni diffuse dalla tv pubblica, Jorge Rodriguez ha detto che poco dopo l'attacco contro il controllo automatico della centrale, i messaggi pubblicati da Rubio su Twitter indicano che era al corrente della situazione. In questi il senatore si riferisce ai generatori di supporto guasti, un'informazione che, secondo Rodriguez, potevano avere soltanto coloro che sono coinvolti in quella che ha definito "l'agressione più brutale alla quale è stato sottoposto il popolo venezuelano negli ultimi 200 anni".
Per Washington invece, la carenza di corrente elettrica e la fame sono il risultato dell'incompetenza del regime di Maduro. Duro il commento del segretario di Stato americano Mike Pompeo che sui social ha scritto: “Niente cibo, niente medicine, ora niente elettricità. Il prossimo passo è niente Maduro”.
Intanto nel Paese sono attese per oggi nuove proteste antigovernative, a contrastare la manifestazione ufficiale convocata dal presidente Nicolas Maduro in risposta “al tentativo di una minoranza di destabilizzare il Paese con l'appoggio delle potenze straniere”.
Maja Novak