Gli studi sugli effetti del riscaldamento globale dimostrano che se le nazioni non rinnoveranno gli sforzi per contrastare i cambiamenti climatici indotti dalle attività umane, le conseguenze si faranno sentire un po' ovunque: migrazioni, danni all'economia, all'ambiente e alla salute. Le migrazioni però non riguarderanno soltanto il genere umano, ma anche quello animale e innescheranno la diffusione di molti virus e batteri, in particolare quelli responsabili delle zoonosi, cioè le malattie trasmesse all'uomo dagli animali. I ricercatori ritengono che già entro il 2070 i cambiamenti climatici potrebbero accrescere le probabilità di passaggi di malattie dagli animali all'uomo e con esse dai 3000 ai 13000 virus. Un esempio clamoroso, con effetti devastanti, si è avuto con il virus ebola. Si tratta di Virus, come nel caso della Sars Cov 2, destinati a provocare pandemie con frequenza sempre maggiore. Ci sono comunque moltissime altre zoonosi destinate ad aumentare di frequenza e diffusione, spinte da un ambiente che si farà sempre più accogliente per insetti e animali che trasportano i microorganismi. Sarebbero circa 40.000 le specie animali in tutto il mondo, costrette a cercare nuove aree con condizioni climatiche migliori, la metà delle quali è già in movimento, e i cambiamenti sociali e ambientali che ci attendono nei prossimi decenni, sono i due fattori cardine che potrebbero influenzare maggiormente le future pandemie. Il futuro è incerto, molti ceppi come quello del Covid si trasmette tra esseri umani, e i cambiamenti climatici porteranno a sempre più frequenti contatti con patogeni potenzialmente letali trasmessi dal contatto con diverse specie animali come i roditori o le zanzare. In Europa, ad esempio, a seguito del riscaldamento climatico da non molti anni la zanzara Tigre si trova sempre più a proprio agio. Un nemico potenzialmente capace di trasmettere un'infinità di agenti patogeni.
Corrado Cimador