Regista anticonformista, cantore della gente comune e delle piccole cose nel panorama cinematografico italiano, dopo la fine del neorealismo. Ermanno Olmi era anche apprezzato per avere filmato una serie di documentari dedicati al mondo operaio e alle sue problematiche. La sua commossa partecipazione nel portare sul grande schermo pagine di storia ed eventi decisivi del Novecento italiano si intreccia con la sua vena poetica ed artistica. Olmi si avvicinò al cinema da autodidatta divenendo ben presto un maestro della settima arte italiana. Il suo capolavoro è certamente L’albero degli zoccoli, fiaba contadina con dialoghi in dialetto bergamasco e recitata da attori non professionisti, che a Cannes vince la Palma d’oro. In questi anni, fine anni Settanta, ormai famoso anche in campo internazionale, Olmi si trasferisce a Asiago e successivamente a Bassano del Grappa, dove fonda una scuola di cinema, Ipotesi cinema, che a tutt’ oggi continua a sformare nuovi registi e autori. Dopo una lunga malattia invalidante Olmi ritorna a realizzare film appena nella seconda metà degli anni Ottanta con la parabola Lunga vita alla signora, Leone d’Argento a Venezia, e con la Leggenda del santo bevitore, Leone d’oro alla Mostra del cinema. Titolare del premio alla carriera Leone d’Oro, tra le sue opere più recenti vanno ricordati il film storico, Il mestiere delle armi, sugli ultimi giorni di vita di Giovanni dalle Bande Nere e il poetico Torneranno i prati, girato nel 2014 nelle trincee dell’altopiano di Asiago, teatro di cruenti battaglie durante la prima guerra mondiale.