
“Abbiamo scritto al ministro Tajani esprimendo comprensione per le ragioni di modifica di questa legge ma sottolineando le particolarità della nostra minoranza autoctona in Slovenia e Croazia”, conferma il Presidente UI Maurizio Tremul e aggiunge: “Noi abbiamo potuto riacquisire la cittadinanza in seguito ad un lungo lavoro fatto con i governi italiani che ha portato nel 2006 a quella norma che ha acconsentito di riaverla a chi è nato in questi territori e ai loro discendenti prima del Trattato di pace e degli Accordi di Osimo.” Sebbene la normativa non vada ad intaccare gli articoli di Legge che ci riguardano - spiega ancora il presidente dell’Unione italiana - questa ci tocca indirettamente poiché stabilisce che dopo la seconda generazione chi nasce da cittadino italiano all’estero perde la possibilità di riavere la cittadinanza italiana. “Significa che i discendenti, nati da cittadini anche italiani della CNI in Slovenia e Croazia dopo la seconda generazione dovrebbero rifare tutto l'iter che hanno fatto i loro genitori e nonni e quindi dimostrare all’autorità consolari e al MAE che si è nati nei territori ceduti o passati alla Jugoslavia dopo gli accordi su citati e che si sono frequentate le scuole italiane, che si ha discendenza italiana, che si è di etnia italiana; quindi tutta quella documentazione che i connazionali hanno dovuto fare in passato per riacquisire la cittadinanza italiana”, racconta Tremul ritenendo che questa sia una complicazione del tutto inutile per una realtà particolare come la nostra.
“Non siamo emigrati noi, ma come dire, è emigrata l’Italia”, dice ancora il rappresentante CNI e aggiunge: “Siamo a pochi chilometri dall’Italia che frequentiamo regolarmente, abbiamo le scuole italiane, parliamo l’italiano che è lingua ufficiale nei territori d’insediamento storico, manteniamo il bilinguismo grazie alla nostra presenza.” Questa l’essenza della missiva inviata a Roma e nella quale, oltre che alle argomentazioni giuridiche e politiche, si pone in rilievo il legame simbolico-affettivo della CNI alla Madrepatria. “Chiediamo di mantenere indissolubile questo legame” sottolinea Tremul e aggiunge: “Perciò chiediamo che la norma non venga applicata a quanti hanno ottenuto la cittadinanza e ai loro discendenti nei territori appartenuti all’ Italia e ceduti dopo il Trattato di pace e gli Accordi di Osimo.” Una richiesta specificata in queste ultime settimane alle forze politiche di governo in Italia nonché a numerosi politici ed ex politici italiani e soprattutto a quelli che hanno seguito l’iter per arrivare alle disposizioni del 2006 come l’ex ministro e senatore Carlo Giovanardi che la settimana prossima sarà nel capodistriano e a Fiume. Alla domanda sulla possibilità che l’interpellanza UI venga recepita, Tremul risponde: “Sono ottimista per natura e perciò lo sono anche su questa questione.” Ricordando l’aspetto positivo del rifinanziamento dei contributi per la CNI e gli esuli, inclusi nella Finanziaria già alla fine dell’anno, egli si dice fiducioso e conclude: “Probabilmente chi ha preparato la norma voleva trovare una soluzione a problemi molto più grandi e non si è reso conto che avrebbero creato problemi anche per noi.”
L.P.A.
