Ritorna la scuola, ma non è la scuola di sempre. Perché se anche la Slovenia ha revocato lo stato di pandemia, le misure anti-Covid sono rigorose: banchi distanti, no classi numerose, no ricreazione, uso della mascherina per insegnanti e alunni (dai 12 anni in su), strategie e accorgimenti per evitare occasioni di incrocio e assembramento in ogni momento della vita scolastica. Accorgimenti che possono variare perché il ministero dell'Istruzione ha lasciato ai presidi il compito di tradurre in pratica le indicazioni e le regole per contrastare il contagio.
Non è la scuola di sempre anche perché, oltre ai 'cuccioli' di asili e materne, riporta nelle aule i bambini fino alla terza elementare, più la nona (dal 25 maggio), e alle superiori i ragazzi che devono affrontare la maturità o l'esame di licenza, mentre per gli altri l'insegnamento continua a distanza. Nel ciclo dell'obbligo rientrano circa 83 mila alunni, mentre si stima che siano non più della metà i piccolissimi che torneranno a frequentare la scuola dell'infanzia, avendo lo stesso Ministero invitato le famiglie che possono farlo a tenere i figli a casa, per l'impossibilità di garantire una ripresa in sicurezza per tutti.
Massima cautela, dunque, ma anche molti interrogativi: per questo la ministra Simona Kustec ha tenuto a ricordare che si vigilerà sugli esiti di questa apertura.
Mantenere il distanziamento fisico non sarà facile, perché i bambini per loro natura sono portati a socializzare, ci faceva notare questa mattina Roberta Stancich,
insegnante alla scuola elementare italiana di Crevatini. In questa succursale della "Vergerio" di Capodistria oggi sono tornati anche tanti piccoli alunni frontalieri. Muggia è a un tiro di schioppo e buona parte degli iscritti, qui, viene da oltreconfine. Eccitazione fra i bambini, felici di ritrovarsi dopo due mesi, sereni i genitori, come ci testimonia uno di loro, Paolo Bernardi. "Il sentimento prevalente è di serenità perché finalmente i bambini possono tornare se non alla normalità almeno a stare un po' insieme. Noi siamo stati veramente bloccati in casa senza poter uscire per due mesi e per la piccola è stato un periodo davvero duro. Altro discorso per la sorella maggiore, che frequenta l'ottava e si è destreggiata con telefonino, computer e videochiamate. Quindo per noi il ritorno a scuola, con le ovvie limitazioni, è una cosa positiva".
Per passare il confine italo-sloveno, oltre ad un attestato di iscrizione alla scuola, questi genitori hanno esibito un documento della Prefettura di Gorizia, secondo la quale il caso dell'accompagnamento dei bambini iscritti a scuole nelle immediate vicinanze del confine con la Slovenia può essere assimilato a quello dei lavoratori transfrontalieri. Nella ridda di notizie contrastanti della settimana scorsa si era espressa in questo senso anche la Prefettura triestina. Ma, a ieri, non c'era ancora, da Trieste, "una carta", qualcosa di ufficiale da presentare al controllo al valico, e così i genitori si sono un po' arrangiati, racconta la signora Flego, mamma di Rebecca. Al confine, questa mattina, tutto è andato liscio. "Cinque macchine in coda a Rabuiese, però l'addetto al controllo è stato velocissimo, non ci ha fatto problemi né domande. Se siamo preoccupati? Non tanto. Siamo contenti che la Slovenia permetta ai bambini di rientrare a scuola prima rispetto all'Italia. Secondo me è importante che i bambini ritornino alla normalità della routine quotidiana il prima possibile per non perdere le sane abitudini e non abituarsi troppo all'aiuto dei genitori nei compiti a casa".


Ornella Rossetto

Foto Radio Capodistria
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