L'ospedale di Gorizia
L'ospedale di Gorizia

Più di cento aggressioni a lavoratori della sanità in un anno per ogni azienda sanitaria italiana, 600 casi solo in Friuli Venezia Giulia, e una tendenza che è addirittura in aumento. È la situazione della sanità in Italia e in regione che, oltre a scontare problemi di carenze di organico e fondi, deve far fronte anche a un numero crescente di atti di violenza contro medici, infermieri e operatori della macchina sanitaria in generale.
Oggi in occasione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari”, istituita nel 2020 in piena pandemia, i Volontari della Croce Rossa e gli Ordini di Medici e infermieri hanno organizzato dei presidi di fronte ai maggiori ospedali della regione, per mettere in luce un problema che, sia pur in una situazione difficile per i pazienti, con lunghe attese e spesso disagi, non può e non deve ricadere su chi lavora ogni giorno per tutelare la salute dei cittadini.

Foto: CISL
Foto: CISL

In Friuli Venezia Giulia ci sono stati 500 casi di aggressione a personale sanitario nel 2023, 600 nel 2024, e la tendenza che non a accenna a fermarsi, come conferma Stefano Bressan della UIL FPL: “Le aggressioni sono in crescita, c'è stato un incremento del 20% sulle aggressioni nei soli primi due mesi del 2024. Sono un fenomeno totalmente inaccettabile che deve essere arrestato con ogni mezzo”.
Anche la Cisl ha organizzato un incontro a Pordenone in cui è emerso che in regione, nell’ultimo anno, 629 operatori, due terzi donne e più della metà infermieri, sono stati vittime di violenza fisica o verbale, da parte di pazienti, ma anche di parenti o accompagnatori.
Per la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche è quindi necessario, accanto alle misure repressive, un’operazione di prevenzione e sensibilizzazione per far comprendere il corretto utilizzo delle strutture sanitarie.
La violenza negli ospedali impatta anche sulla stessa tenuta del Servizio sanitario nazionale. Secondo il sindacato Nursing Up, il 25% degli infermieri e il 22% dei medici soffrono di stress e oltre 20mila infermieri hanno lasciato il servizio pubblico nei primi 9 mesi del 2024.

Foto: UIL
Foto: UIL

La situazione nella sanità in Friuli Venezia Giulia è tesa anche a livello sindacale. Oggi la UIL, dopo un confronto in prefettura a Trieste, ha dichiarato lo sciopero generale dei lavoratori di ASUGI, l’azienda sanitaria che copre le aree di Trieste e Gorizia.
Il sindacato aveva chiesto la revoca dell'accordo unifica i fondi di Asugi. “Non abbiamo trovato – ha detto Bressan - una conciliazione, in quanto noi avevamo chiesto la revoca dell'accordo che andava a unificare i fondi di Asugi, penalizzando con una perdita di 800 euro i lavoratori dipendenti dell’area isontina e dell’area Giuliana. Per noi è totalmente inaccettabile andare a sottrarre salario a dei lavoratori che già lavorano in condizioni estreme, sottorganico, con continui richiami in servizio e cambi turno. A questo punto siamo stati costretti a proclamare lo sciopero generale di tutti i lavoratori di Asugi per andare a tutelare e garantire i loro diritti”.

Alessandro Martegani