
La visita del presidente cinese Xi Jinping ad Hanoi segna la sua prima missione all’estero del 2025, in un contesto segnato dalle crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump. Il leader cinese sarà in missione fino al 18 aprile, con tappe previste anche in Malesia e Cambogia. In un articolo pubblicato sul quotidiano vietnamita Nhan Dan, Xi Jinping ha ribadito l'importanza di rafforzare la cooperazione tra la Cina e i Paesi del Sud globale, con l’obiettivo di difendere gli interessi dei paesi in via di sviluppo. Il presidente cinese ha sottolineato la necessità di un fronte unito per affrontare le sfide del protezionismo internazionale e promuovere uno sviluppo economico più equo e condiviso. In un contesto di crescente tensione commerciale, queste dichiarazioni sembrano rappresentare una risposta alle politiche di America First promosse dal presidente statunitense Donald Trump.
Dal 1° aprile, infatti, gli Stati Uniti hanno aumentato del 145% le tariffe sulle merci cinesi, a cui Pechino ha risposto con un incremento del 125% sulle tariffe applicate ai prodotti americani. Questa escalation ha avuto ripercussioni sull’intero commercio internazionale, ma non ha impedito a Trump di fare un’eccezione per alcuni dispositivi elettronici, come gli iPhone importati dalla Cina, nel tentativo di limitare gli effetti negativi sulla propria economia.
Anche il Vietnam si trova coinvolto in questa guerra commerciale. Sebbene le tariffe reciproche siano state sospese temporaneamente per 90 giorni, il Paese sta negoziando un accordo commerciale cruciale con Washington, considerando che gli Stati Uniti rappresentano circa il 30% delle esportazioni vietnamite. Una delle principali preoccupazioni riguarda il possibile utilizzo del Vietnam come canale per l’esportazione indiretta di beni cinesi. Per evitare problematiche, il governo vietnamita ha annunciato misure più severe sui controlli doganali e si è impegnato a presentare un piano d’azione contro i trasbordi illegali entro il 17 aprile. In risposta alle pressioni internazionali, Hanoi ha cercato di mantenere un delicato equilibrio nelle sue relazioni con Washington e Pechino, offrendo condizioni commerciali favorevoli e avviando nuovi colloqui. In visita nel Sud-Est asiatico, Xi Jinping ha ribadito la sua posizione: “La guerra commerciale non produce vincitori e il protezionismo non porta da nessuna parte.” Queste parole risuonano come un chiaro messaggio contro le politiche di isolazionismo economico che potrebbero minare la stabilità globale.
Nel frattempo, i dati provenienti dalla Cina delineano un quadro economico complesso. Secondo i report ufficiali di Pechino, a marzo le esportazioni cinesi sono aumentate del 12,4%, superando le previsioni degli analisti, che stimavano una crescita più contenuta, tra il 4% e il 5%. Tuttavia, la Cina ha registrato una diminuzione del 4,3% nelle importazioni, un segnale che potrebbe indicare una futura decelerazione. In particolare, molti esperti temono che l’escalation della guerra commerciale con gli Stati Uniti possa indebolire le esportazioni cinesi nei prossimi mesi. Nonostante queste incertezze, gli Stati Uniti restano il principale mercato di esportazione per la Cina, con un valore delle esportazioni pari a 115,6 miliardi di dollari. Tuttavia, con un obiettivo di crescita economica fissato al 5% per il 2025, il governo cinese si trova ora a dover affrontare una situazione commerciale difficile, che rischia di compromettere le sue ambizioni economiche. La sfida più grande per Pechino rimane dunque quella di trovare una via d’uscita dalla spirale protezionistica che minaccia non solo la sua economia, ma anche l’intero equilibrio commerciale globale.
Corrado Cimador