I pescherecci Medina ed Antartide, con a bordo i 18 pescatori sequestrati in Libia lo scorso settembre sono ritornati in Italia ed al loro arrivo al Porto Nuovo di Mazara del Vallo sono stati accolti ed annunciati dalle sirene delle motovedette. I pescatori sono partiti da Bengasi verso la una di notte di venerdì e navigando per circa 60 ore sono giunti in Italia, dove sulla banchina, ad attenderli, c'erano i famigliari e le autorità. A terra sono anche stati allestiti dei gazebo per poter sottoporre tutti i marinai ad un doppio tampone, dopo una visita medica effettuata a bordo. L'annuncio del ritorno a casa dei pescatori era stato dato un paio di giorni fa, dopo che il premier italiano Giuseppe Conte ed il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si erano recati a Bengasi, roccaforte del generale Khalifa el-Haftar per trattare la liberazione dell'equipaggio composto da 18 persone, tra cui 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi.
Sembrerebbe che nella trattativa da parte tunisina sia stato richiesto uno “scambio di prigionieri”, con l'estradizione di quattro libici condannati in Italia a cinque anni, in quanto scafisti di una traversata che nel 2015 costò la vita a 49 migranti, dei quali Bengasi ha sempre proclamato l'innocenza, affermando si trattasse di calciatori.
Dopo 108 giorni si conclude quindi la vicenda che aveva visto imprigionati i pescatori in una caserma della città ad Est della Libia, in condizioni disumane, senza possibilità di lavarsi o cambiarsi i vestiti. Erano accusati di aver violato le acque territoriali per aver pescato all'interno di quella che i libici ritengono essere un'area di loro esclusiva pertinenza. Inoltre le milizie di Haftar contestavano anche il traffico di droga, senza però alcuna prova.

Davide Fifaco