Foto: Reuters
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"In questo momento non c’è un’intelligenza artificiale superiore all’uomo, per quanto ne so. ma penso che presto potrebbe esserci".
Questa inquietante previsione non giunge da un complottista o da un romanzo di fantascienza, ma da Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il "padrino dell'Intelligenza artificiale".
Lo scienziato britannico-canadese ha lasciato recentemente il suo ruolo in Google, dove ha lavorato per 10 anni sulle reti neurali, creando sistemi di Intelligenza artificiale, proprio per poter parlare liberamente dei rischi legati all’uso di questro strumento.
Pur sottolinenado come "Google abbia agito in modo molto responsabile”, Hinton, psicologo cognitivo e scienziato informatico, non nasconde le sue preoccupazioni per la tecnologia e il suo ruolo nel farla progredire, e arriva ad affermare che potrebbe presto superare il livello di informazioni di un cervello umano.
“In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT- 4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga, ma è già in grado di fare un semplice ragionamento: dato il ritmo dei progressi, - ha aggiunto parlando alla Bbc - ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente, quindi dobbiamo preoccuparcene”.
L’intelligenza artificiale non sembra però un fenomeno arrestabile, visto che rappresenta anche una promettente fonte di guadagno per le società che la sviluppano: in Italia ad esempio, secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il settore dell'Intelligenza artificiale è cresciuto del 32 per cento in un anno, per un valore pari a 500 milioni di euro, e si tratta di uno strumento “centrale nei programmi di sviluppo delle imprese di ogni dimensione che investono in Intelligent data processing, Language AI e Computer vision". Lo stesso Urso però ha sottolineato l’impegno delle istituzioni “nell'analisi e nella composizione delle proposte di Regolamento, ancora in fase di elaborazione a livello europeo.”

Alessandro Martegani