Foto: AP
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La saga giudiziaria di Julian Assange dovrebbe concludersi domani nel territorio americano delle Isole Marianne Settentrionali, dove comparirà davanti a un giudice come parte del patteggiamento con il governo statunitense. Il fondatore di WikiLeaks lascerà il tribunale diventando di fatto un uomo libero non appena l'accordo raggiunto con il Dipartimento di Giustizia sarà ratificato dal giudice federale. Accusato di aver pubblicato circa 700 mila documenti secretati relativi ad attività diplomatiche e militari negli Stati Uniti a partire dal 2010, Assange ha accettato di dichiararsi colpevole dell'unica accusa di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni sulla difesa personale. Nessuna indicazione era emersa negli scorsi mesi in merito al raggiungimento di un eventuale accordo tra le parti, tranne alcune sottili allusioni del presidente americano Joe Biden in merito a un accordo con l'Australia per riportarlo in patria e le dichiarazioni del premier australiano Anthony Albanese in base a cui il caso si era trascinato per troppo tempo. Fondamentale è stata anche la campagna di sostegno internazionale. A sottolinearlo la moglie di Julian, Stella Assange, che ha ringraziato in un videomessaggio tutti coloro che hanno in questi anni sostenuto e creduto nella loro causa. Come viene ricordato dal profilo di WikiLeaks sui social, a permettere di mantenere i riflettori puntati sul caso sono stati organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Grata per la fine di un calvario durato 14 anni si è detta anche la madre dell'attivista australiano, Christine, secondo cui il raggiungimento di un'intesa dimostra quanto sia importante la diplomazia silenziosa e l'impegno di coloro che lavorano dietro le quinte, dando la priorità al benessere altrui.

M.N.