Foto: Pixabay
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Tra le finalità del progetto anche quella di influenzare le abitudi alimentari dei consumatori, dare ai prodotti ortofrutticoli a chilometro zero maggiore valore sul mercato e aiutare i piccoli produttori locali. La filiera corta garantisce la tracciabilità del prodotto, la qualità e la sicurezza alimentare. E' stato rilevato che la Slovenia importa dall'estero più della metà delle verdure fresche che finiscono poi sulle nostre tavole, prodotti ortofrutticoli la cui qualità viene spesso deteriorata con il trasporto e la permenenza nelle celle frigo, al contrario i prodotti a chilometro zero, rilevano dalla cooperativa Agraria, provengono da un sistema agroalimentare sostenibile, sano ed equo. Il consumo pro capite di verdure, fanno notare, non arriva alla soglia minima di 450 grammi da mangiare nel corso della giornata, come raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, per questo è importante parlare e promuovere l'alimentazione sana e locale presso i consumatori finali ma anche presso gli enti pubblici come gli ospedali, le scuole o gli asili.

Quest'annata per i coltivatori di tutta la Slovenia, non solo dell'Istria, ha rilevato la responsabile del progetto Patricija Pirnat, sarà una grande sfida e allo stesso una grande ingognita, una stagione condizionata dalle intemperie, dalla pioggie e da un atipico inizio estate che ha messo a dura prove la colture, che ha inoltre sottolineato l'importanza di fare rete tra i coltivatori a livello nazionale. Il progetto "Fresco e locale" andrà avanti 3 anni e sarà finanziato anche da mezzi europei. (ld)