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L'attacco iraniano alla base di Erbil ha colto di sopresa i vertici politici e militari sloveni che fino a ieri assicuravano che la situazione nel nord dell'Iraq era stabile. Lubiana ha deciso di ritirare i 6 istruttori sloveni di stanza a Erbil all'interno del contingente tedesco. Sono tutti illesi e potrebbero rientrare in patria già domani. Il ministro della difesa Erjavec ribadisce: "È un ritiro provvisorio, la Slovenia non abbandona la coalizione anti Daesh".
Mentre l'Unione Europea si limita a condannare ogni violenza e a chiedere una de-escalation in Medio Oriente, a criticare le azioni del presidente americano Trump, definendolo istigatore e responsabile della situazione che si è creata in Iran e Iraq, sono stati la Turchia e la Russia. E c'è attesa per il Consiglio di Sicurezza dell'ONU nel quale non sarà presente fisicamente, ma solo in teleconferenza, il ministro degli Esteri iraniano Zarif, a causa del negato rilascio del visto da parte degli Stati Uniti.
I missili iraniani lanciati nella notte contro due basi mlitari americane nel vicino Iraq non hanno provocato né vittime né feriti. Lo ha confermato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ricordando minacciosamente a Teheran che Washington possiede il più potente arsenale militare del mondo. Ma il capo della Casa Bianca ha anche aperto al dialogo per un nuovo accordo sul nucleare iraniano.
I funerali del generale iraniano Soleimani, ucciso in un raid americano a Baghdad, sono culminate in tragedia oggi nella città di Kerman, nell'Iran sud-orientale. Almeno 50 persone sono morte nella calca. Oltre 200 i feriti. Intanto dal fronte diplomatico continuano a susseguirsi reazioni, in attesa delle prossime mosse di Teheran, che si dice pronta a vendicarsi, e Washington, che non esclude l'uso della forza.
Tra le località della Slovenia che ambiscono a diventare nel 2025 capitale europea della cultura c'è anche Pirano che si candida insieme a Isola, Capodistria e Ancarano. Al Palazzo Pretorio è stato presentato il libro di candidatura che evidenzia la ricchezza del patrimonio culturale del territorio e indica le idee per valorizzarlo ulteriormente.
Secondo la più recente nota dell'Istituto di collocamento, in Slovenia nell'anno appena conclusosi, il tasso di disoccupazione è sceso rispetto al 2018, ma con dei distinguo all'interno delle varie categorie. La maggior parte delle persone in cerca di un impiego sarebbero ex lavoratori ai quali è scaduto il contratto a tempo determinato.
A Zagabria la Commissione elettorale centrale ha ufficializzato i risultati del ballottaggio di domenica: Zoran Milanović è dunque il nuovo Presidente della Repubblica di Croazia. Ha vinto con il 52,7 per cento dei voti, grazie soprattutto ai consensi ottenuti nelle grandi città e nella parte occidentale del Paese.
Il caso iraniano continua a suscitare reazioni in tutto il mondo. Anche se per la maggior parte delle compagini va evitata l'escalation di violenza, in molti stanno già pensando al ruolo da ricoprire qualora la questione dovesse degenerare.
La salma di Qassem Soleimani, ucciso venerdì scorso a Bahgdad in un raid americano, è arrivata oggi a Teheran, dove è stata accolta da migliaia di persone, secondo alcune fonti addirittura milioni. A officiare la cerimonia la Guida suprema iraniana Ali Khamenei. Restano estremamente tesi i rapporti con gli Stati Uniti, seppure oggi dalla Casa Bianca è stato comunicato che Trump non esclude la possibilità di un nuovo accordo sul nucleare.
A Pola raddoppia l'importo delle borse di studio per gli studenti: da 67 si passa a 134 euro mensili. Per l'anno accademico 2019/2020, su 200 richieste, ne sono state approvate 122.
Tutto lascia ritenere che il candidato del centrosinistra Zoran Milanović sarà il nuovo presidente della Croazia. È in netto vantaggio sia stando agli exit poll che ai primi risultati parziali del ballottaggio.
Tra Iran e Stati Uniti continua lo scambio di messaggi minacciosi al culmine della tensione dopo l'uccisione del generale iraniano Soleimani in Iraq. Il mondo sciita giura vendetta e il parlamento di Baghdad ha chiesto la fine della presenza militare statunitense nel Paese. Ma Washington ha inviato altri soldati in Medioriente.
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