La pandemia ha bloccato il mondo e certamente l'emergenza non è anora superata, ma a Venezia la 77-esima Mostra d'arte cinematografica è riuscita, nonostante tutto, a dare il massimo. Il poliedrico, oltre che storico, direttore artistico è riuscito a portare a Venezia una serie di ottimi film, autori di grande prestigio, quel tanto che basta di glamour per un festival di prima categoria, ed a far funzionare la macchina organizzativa di una struttura complessa e delicata. Forse più ancora che il Leone d'oro è la Venezia 77 dell'eccellenza e dell'orgoglio quella che rimarrà impressa nel suo pubblico, reale o virtuale che si tratti. L'esito di questa edizione, che di certo non si poteva non fare -va detto per inciso- ha confermato i pronostici dell'ultima ora: Il Leone d'Oro andato al film «Nomadland» di Chloé Zhao. La Coppa Volpi quale miglior attore a Pierfrancesco Favino per «Padrenostro» e a Vanessa Kirby per «Piece of a woman». Premio alla Miglior Sceneggiatura della sezione Orizzonti a Pietro Castellitto per «I Predatori». Un'edizione quella appena conclusa che ha visto una massiccia presenza di autori e film italiani, che non va data per scontata e spiegata con l'emergenza sanitaria in corso. »Abbiamo fatto la storia», le parole della madrina Anna Foglietta alla cerimonia di premiazione, «dobbiamo brindare al coraggio di chi ci ha creduto dall’inizio alla fine, di quanti hanno visto i film giorno dopo giorno, delle centinaia di ragazzi e di ragazze che si sono ritrovate grazie al cinema«. Sabato scorso al Palazzo del cinema del Lido, alla cerimonia finale di Venezia 77, si è chiusa la Mostra più strana della sua esistenza. Una Mostra che qualcuno pensava non dovesse farsi e che, nonostante l’assenza del glamour e dei successi americani, ha dimostrato che il cinema può e deve ripartire, in sicurezza e con giudizio.
Miro Dellore