Il Ministero della Cultura russo ha invitato tutte le sue istituizioni a farsi restituire le opere date in prestito all'estero. È un effetto collaterale, se così si può dire, del conflitto ucraino, che investe in questo modo anche il mondo dell'arte. La lista, soltanto in Italia, è lunga. Il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo ha chiesto il rientro di una splendida tela di Tiziano esposta alla mostra di Palazzo Reale di Milano, nonché di 23 opere in prestito alle Gallerie d'Italia, sempre a Milano, per la rassegna sul Grand Tour, ma anche di un Picasso previsto in esposizione a Roma fino a maggio alla Fondazione Fendi. E altre opere dovranno presto essere rimpatriate da Palazzo Roverella di Rovigo, dove si è da poco aperta un'ampia retrospettiva su Vasilij Kandinskij programmata fino a giugno, con lavori provenienti in gran parte parte proprio da musei e collezioni privare russe.
"A me pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere, queste debbano essere restituite", ha detto ieri il ministro della Cultura Dario Franceschini, appresa la notizia. E mentre musei e sedi dispositive si preparano così a predisporre imballaggio e spedizione, il ministero italiano sospende le iniziative comuni legate all'Anno dei musei Italia - Russia, che nei mesi scorsi ha visto l'allestimento, prima a San Pietroburgo e poi a Mosca, di due mostre con capolavori della collezione Mattioli (rientrati a Milano lo scorso gennaio). Sarà difficile, adesso, organizzare esposizioni e scambi, almeno nel breve periodo.
L'Italia, intanto, si mobilita per la cultura ucraina: la Triennale di Milano ha ritirato l'invito al governo russo coinvolgendo invece artisti e intellettuali ucraini. Mentre alla Biennale Arte di Venezia (in calendario dal prossimo 23 aprile), il Padiglione russo non non aprirà perché gli stessi artisti russi hanno rinunciato alla partecipazione.