Ha suscitato grande attenzione sia dall'ottica politica che umana la lettera inviata dal presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, Antonio Ballarin, al premier croato Andrej Plenković. Non è certo un caso che la missiva, che si conclude con una richiesta d'incontro sia stata inviata proprio adesso. Negli ultimi tempi ci sono stati segni tangibili d'attenzione da parte delle autorità croate, sia nazionali che locali, per le istanze di fondo degli esuli. In primo piano naturalmente l'esigenza fortemente sentita di dare finalmente cristiana sepoltura alle vittime della Seconda guerra mondiale e del dopoguerra, a prescindere da ogni considerazione ideologica. La recente riesumazione dei Caduti italiani a Castua e Ossero è stata il primo passo concreto nella giusta direzione, che non sarebbe stato possibile realizzare senza la collaborazione del governo di Zagabria. La FederEsuli pertanto, nella sua lettera, ha espresso gratitudine alle autorità croate per questi gesti di pietà umana e ha sottolineato che le varie componenti nazionali dell'Adriatico orientale sono state sempre unite da fortissimi legami, che nessuna tragedia del passato o spaccatura politica possono cancellare. I rancori e gli estremismi appartengono alla storia è il messaggio che traspare dalla missiva, nella quale si auspica l'approfondimento del dialogo reciproco nell'ottica della comune appartenenza all'Europa. E se si dovesse arrivare all'incontro auspicato da Ballarin, ci troveremmo di fronte di sicuro a una svolta dal sapore storico nel processo di rappacificazione.
Le riesumazioni dei Caduti italiani non sono un fatto estemporaneo o casuale; s'inseriscono nel quadro delle ricerche delle fosse comuni del dopoguerra avviate da tempo in diverse zone della Croazia, soprattutto continentale, dal Ministero dei Difensori di Zagabria per fare piena luce sulla sorte dei dispersi di quel periodo. Le esumazioni di Castua e Ossero sono una conferma che vi è la volontà di non fare distinzioni di carattere nazionale o ideologico quando si tratta di portare a compimento un'opera di cristiana pietà. Le vicende degli ultimi decenni hanno dimostrato che i passi in questa direzione sono possibili solamente se si evita accuratamente ogni forma di politicizzazione degli stessi. Non si tratta di giustificare alcuna vicenda del passato, di ricercare riabilitazioni storiche. Come ha avvertito di recente il cardinale di Zagabria Josip Bozanić le vittime sono tutte „nostre". Ma il suo appello a proseguire con ancora maggiore determinazione nella ricerca della verità sulle fosse comuni non è sicuramente nuovo, serve soltanto a incoraggiare il mondo politico ad andare avanti nella giusta direzione. Già all'inizio del suo mandato presidenziale il Capo dello Stato, Kolinda Grabar-Kitarović, proprio in terra istriana, aveva esortato ad accettare l'idea che si possa compiere un gesto di pietà umana anche verso i Caduti degli eserciti sconfitti. I passi compiuti ultimamente evidenziano che, al di là di qualche incomprensione da parte di singole correnti politiche o ideologiche, esiste la volontà di andare in questa direzione. Senza proclami, senza enfasi e politicizzazioni inutili e dannose.


Foto: Radio Capodistria
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