Foto: BoBo
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Miro Cerar dopo aver formalizzato le sue dimissioni notificandole alla Camera di Stato che, ne dovrebbe discutere lunedì, è stato incontrato dal presidente della Repubblica, Borut Pahor. Al termine dell'incontro, il presidente ha fatto sapere che non proporrà alla camera di stato un nuovo mandatario, ritenendo opportuno indire elezioni parlamentari anticipate nella seconda metà di maggio anziché' restare sul 10 giugno indicato nei giorni scorsi come data delle politiche nelle consultazioni in vista della naturale scadenza della legislatura.

Se il Capo di Stato Borut Pahor ha rinunciato al suo diritto di proporre un nuovo presidente del governo, l'iniziativa può sempre partire da un minimo di 10 deputati del parlamento. Pahor consulterà pertanto la prossima settimana i capi-gruppo sull'eventuale conferimento dell'incarico o sullo scioglimento del parlamento.
Miro Cerar ha chiarito i motivi della sua decisione - "la goccia che ha fatto traboccare il vaso" è stata la sentenza della Corte suprema che ha invalidato l'esito del referendum sul secondo binario. "Da più parti si vuole offrire un'immagine del Paese distorta dove non vi sarebbe alcuna crescita e dove il governo prenderebbe decisioni illegali. Cerar rivendica invece al suo esecutivo importanti risultati, a partire da un netto miglioramento del quadro finanziario in tre anni e mezzo di governo. L'ex premier ha poi criticato i partner di governo, che invece di sostenere il lavoro dell'esecutivo, spesso lo avrebbero ostacolato.
Secondo gli analisti invece le dimissioni di Miro Cerar appaiono come una mossa strategica, alla vigilia delle elezioni. Un'occasione per non dare fiato alle trombe dei numerosi problemi irrisolti dal suo governo, nonostante la congiuntura economica favorevole per il paese, come le rivendicazioni salariali di più comportarti della società, in particolare il settore pubblico, sulla sorte dei negoziati con i sindacati di istruzione, sanità, forze dell'ordine e non ultimo esercito. E visti i nuovi eventi permane incertezza anche sul futuro della Nova Ljubljanska banka e sul progetto del secondo binario. Gli unici a non temere contraccolpi sono gli economisti che rassicurano: "Le elezioni erano comunque già pianificate per il mese di giugno".