In apertura della riunione della CAN costiera presentate le due nuove impiegate dell'ufficio per il bilinguismo che si occuperanno di vigilare sull'applicazione di questo diritto sul territorio e che forniranno consulenze linguistiche e di traduzione alle istituzioni della Comunità Nazionale. Introdotto poi il consigliere di Pirano Gianfranco Giassi che ha preso il posto della dimissionaria Manuela Rojec, che per prima cosa ha rispolverato quello che ormai da anni è il cavallo di battaglia dei piranesi ossia l'accusa a Capodistria di ricevere più fondi rispetto alle altre comunità. Il presidente della CAN Alberto Scheriani ha spiegato che si tratta di modalità che l'attuale dirigenza ha "ereditato" e che una commissione sta lavorando proprio in queste settimane per rivederle. Sulla possibilità di cambiamenti evidente, però, lo scetticismo di un'altra piranese, Nadia Zigante, che ha dichiarato che è vero che se ne parla ma "alla fine non si cambia mai niente".
Approvate comunque le relazioni finanziarie per l'anno 2020 e 2021, come accolte la proposta di rivedere le voci relative ai bandi per la base economica e l'accordo di intesa tra la CAN costiera e la regione FVG in merito alla collaborazione con l'Ufficio per la lingua slovena, tanto più utile oggi con la nascita dell'ufficio per il bilinguismo.
Tra le varie sempre Giassi ha sollevato la questione riguardante la polemica in corso sulla proposta fatta dai quattro sindaci dei comuni costieri di utilizzare la denominazione "Istria slovena", che alcune frange della Comunità Nazionale contestano preferendo la semplice dicitura "Istria". Una discussione che si è tenuta a porte chiuse, ma dalla quale sono emerse posizioni diverse come ci ha confermato il presidente Scheriani. "Abbiamo visto che ci sono anche tra di noi delle differenze su come interpretare questo nome", ha ammesso Scheriani, che ha detto quindi che perciò "se servirà la CAN costiera è disponibile a riaprire il dibattito, e a ridiscuterne, alla luce anche di quello che è accaduto in questo periodo". Secondo lui "ci sono tanti dubbi, ma anche poche certezze" su questo tema sul quale ha dichiarato si può, però, ancora "cambiare la nostra decisione se ci sono i voti per farlo".
Per Scheriani la denominazione "Istria slovena" era la meno peggio tra quelle proposte, ma con il senno del poi esistono sicuramente altre possibilità. Si potrebbe prendere ad esempio, infatti, il lavoro fatto con la commissione commissione geodetica a Lubiana: "Con loro abbiamo concordato che ad ogni nome sloveno corrisponda il nome usato dalla Comunità Nazionale Italiana e forse un simile criterio potrebbe essere utilizzato anche in questo caso. Così se gli sloveni vorranno chiamare questo territorio 'Istria slovena' noi lo potremo chiamare 'Istria' e basta".
Una possibile mediazione che ha raccolto la contrarietà di alcuni consiglieri isolani e piranesi che ritengono che una soluzione di questo tipo rischierebbe di indebolire e "ghettizare" ulteriormente la Comunità Nazionale, affermando invece la necessità di rivendicare denominazioni comuni.
Barbara Costamagna