L’Istituto nazionale di statistica dispone già dei dati riguardanti un milione 637 mila cittadini, tante infatti sono state le persone che hanno aderito alla compilazione on line del questionario. Si tratterebbe del 40 per cento della popolazione ma il condizionale è d’obbligo poiché è chiaro a tutti che la Croazia non ha più i 4 milioni e 300 mila abitanti registrati 10 anni fa ma anzi secondo Eurostat, l’ Ufficio di statistica dell’ Unione europea, la cifra raggiungerebbe a malapena 3 milioni 850 mila. Un calo - spiegano in questi giorni i demografi- dovuto all’alta percentuale di popolazione anziana come pure alla forte ondata emigratoria registrata dopo l’adesione di Zagabria all’Unione Europea.
Gli esperti in questi giorni devono però giustificare pure tutta un’altra serie di domande assurde contenute nel questionario che vanno dalla quadratura della cucina al numero di sciacquoni presenti nell’abitazione non invece su beni e titoli di proprietà. “Si tratta di quesiti metodologici che seguono gli standard internazionali come quelli sull’appartenenza nazionale, lingua e cultura” dicono, dimenticando però che molti paesi europei, tra i quali Slovenia e Italia, hanno abbandonato la cosiddetta “ conta etnica”. Conta che sarà invece importante per le minoranze che vivono in Croazia poiché traggono tutela e diritti dal numero di appartenenti.
Da qui l’invito lanciato dalle associazioni della ventina di gruppi etnici a dichiarare la propria identità: particolarmente attive la minoranza serba e quella slovena. Non di meno la Comunità nazionale italiana impegnata da settimane in una campagna che vede inclusi tutte le nostre istituzioni con in testa l’ Unione Italiana che invita ad “esprimere con orgoglio e fierezza l’ identità italiana perché solo così - si rileva- contribuiremo a mantenere, affermare e a sviluppare la nostra cultura, le nostre parlate, la nostra lingua, identità, usi e costumi”.
Lionella Pausin Acquavita