Ne sta uscendo peggio della regina cattiva nella favola di Biancaneve. Simona Angelini, preside della scuola elementare “Dante Alighieri” di Isola negli ultimi tempi è stata accusata di mobbing, nepotismo e maltrattamenti di bambini. È da novembre che lo scontro tra la preside e parte del Consiglio della scuola si sta facendo sempre più aspro. Alla Dante la situazione si fa di giorno in giorno più pesante. Ora, dopo mesi di serrato confronto, tutti si sono presi una pausa. Se ne riparlerà a metà aprile. Intanto a scuola si stanno susseguendo ispezioni. Per adesso è emerso che ci sono state irregolarità nell’elezione degli esponenti dei genitori nel Consiglio della scuola.
Ad un certo punto la soluzione è sembrata vicina. Lei se ne sarebbe andata se avessero fatto altrettanto i suoi detrattori insieme a tutto il resto nel consiglio d’istituto. Alla fine, l’accordo caldeggiato dai fondatori (Can comunale e comune di Isola) è saltato e adesso la Angelini attende che sia il Consiglio a rimuoverla. Lei non se ne andrà, ma la sua speranza è comunque di non essere più lì a settembre e di non essere nemmeno più in un istituto della comunità nazionale italiana. La prospettiva sembra essere quella di andare ad insegnare italiano in una scuola slovena. Il suo futuro comunque è segnato, la fama che si è fatta in questi mesi probabilmente non l’aiuterà a trovare un nuovo lavoro. È stata messa con le spalle al muro, ma se alla fine tutto si risolverà in una bolla di sapone probabilmente saranno i suoi avvocati a dare battaglia in sede penale e civile.
Sta di fatto che se le accuse mosse hanno qualche fondamento è lecito chiedersi cosa ci faccia ancora la Angelini alla Dante: “Lavoro in questo istituto già da 24 anni- precisa la preside- fin ora non ci sono state denunce a mio carico per maltrattamenti di bambini. Non è arrivata la polizia e nemmeno nessun altro. Al momento non sono formalmente a conoscenza di queste denunce. Anch’io mi chiedo come mai sono ancora qui se sono stata accusata di queste cose. Quando ci sono segnalazioni di maltrattamento gli organi competenti arrivano subito. Hanno l’obbligo di tutelare i minori e le altre persone che lavorano presso la scuola”.
Lei è preside oramai da anni. L’istituto ha raddoppiato il numero di bambini ed il personale. Perché è scoppiato il caso Angelini?
“Possiamo affrontare la questione da più punti di vista. Probabilmente alcune persone, non trovando lavoro presso la nostra istituzione, hanno cercato di avviare un procedimento contro di me, degradandomi come persona, come preside e come lavoratore di questa scuola. Mi dispiace di non avere più il sostegno di coloro che fino ad ora mi hanno sollecitato la collaborazione sia della scuola sia mia personale con la comunità italiana. Faccio presente che il dottor Žiža era presente ad ogni occasione e sottolineava sempre l’ottima cooperazione della nostra scuola con gli altri enti della nazionalità italiana. La collaborazione con lui è sempre stata ottima, proficua e lodevole. Basti pensare a tutte le volte che pubblicamente ha lodato sia me sia la nostra scuola. Lui ha fatto tesoro delle nostre esperienze e delle nostre attività durante tutto il suo operato presso la comunità italiana”.
Qual è l’atteggiamento delle istituzioni della comunità nei suoi confronti?
“La collaborazione continua sulla stessa scia di prima. Non ci sono differenze. I rapporti con il comune, la Comunità autogestita e le due comunità, la Dante Alighieri e la Besenghi degli Ughi, proseguono come da programma annuale. Si collabora anche con le altre scuole della minoranza e della maggioranza e con le altre istituzioni. Ci saranno probabilmente delle attività interne che non verranno svolte, ma ciò sarà frutto di decisioni personali. L’attività della scuola prosegue e speriamo che la voglia di lavorare dia ancora risultati proficui”.
Può spiegarci chi non la sostiene più?
“Vedo dell’astio nei miei confronti da parte di certe persone che non lavorano più nella nostra istituzione. Alcuni rapporti si sono interrotti con determinati genitori. Sono persone che conosco anche personalmente, perché sono state invitate più volte qui nei nostri uffici. Mi pare che tutto abbia anche dei risvolti personali. Mi sono sentita intrappolata sia come persona sia come lavoratore. Io devo fare il mio lavoro e cerco di farlo nel miglior modo possibile; ma d’altro canto vedo che alcuni desiderano che l’attività venga svolta in maniera più personalizzata. Io ho sempre cercato di essere coerente con le leggi, ho portato avanti questa istituzione con il sostegno dei fondatori e della maggioranza dei lavoratori. Ho fatto delle scelte che ho dovuto fare, dettate dalla legge e dalla situazione che si creava di giorno in giorno. Non sono state sempre delle scelte facili o felici, ma ho cercato di fare il mio lavoro in maniera professionale e lo stesso pretendo o pretendevo dai colleghi”.
Quindi è una questione di precari?
“Di precari e di coloro che pensano di avere un posto di lavoro solo perché sono appartenenti alla nazionalità italiana o perché siamo tutti amici da sempre. Io ho cercato di trovare persone che sono professionalmente preparate (anche dal punto di vista caratteriale), motivate e con i titoli di studio adeguati. Con questi criteri il personale è stato assunto a tempo indeterminato. Assieme agli altri colleghi abbiamo sostenuto tantissimi dipendenti che durante il lavoro hanno maturato le condizioni per poter essere impiegati in pianta stabile. Abbiamo dato la possibilità a tantissime studentesse di svolgere qui il tirocinio e di fare l’esame professionale”.
Le prime critiche nei suoi confronti risalgono al 2013, quando alla Can venne mandata una lettera da parte di una lavoratrice precaria.
“C’è stato un ricorso da parte di una lavoratrice che non aveva i titoli di studi adeguati. Io scelsi un'altra persona che aveva le condizioni richieste”.
Molto si è discusso sull’assunzione di sua figlia. Si è parlato di nepotismo. Ci spiega quella vicenda.
“È vero. Presso il nostro istituto ha lavorato mia figlia Allegra. È stata impiegata per tre anni. Ricopriva il ruolo di aiuto educatrice ed educatrice. Ha partecipato ad un regolare bando ed è stata una commissione da me formata a sceglierla. La vicepreside ha firmato il suo contratto di lavoro. Non abbiamo leso il diritto di nessun’altra persona: nessuno con i titoli di studio adeguati è stato scartato ad eccezione di un caso. Si è trattato di una candidata che aveva già lavorato anni prima presso di noi, ma era stata denunciata da alcune sue colleghe della nostra scuola materna e per questo non è stata scelta”.
Qualcuno le imputa di avere un carattere difficile.
“Sì. Sono una persona concreta, diretta. A volte dovrei essere più diplomatica, ma sono ligia al dovere, laboriosa, desiderosa di fare progetti innovativi. Pretendo dai colleghi queste qualità che forse, a volte, sono sopite e quindi cerco fare in modo che si faccia il proprio lavoro in modo adeguato”.
A Isola alcuni hanno storto il naso per la scelta fatta dalla scuola di aprirsi alla moltitudine di bambini che popolano la città. È pentita?
“No, non sono pentita. Noi siamo una scuola della nazionalità italiana e proseguiremo su questa strada; d’altro canto, dal punto di vista professionale, ci siamo aperti verso nuove opportunità e nuove esperienze. Abbiamo fatto fronte alla realtà che c’è nel nostro comune e nella nostra regione. Non siamo l’unica scuola ad avere iscritto bambini di altre etnie. Questa è una realtà che dobbiamo affrontare, che fa parte del nostro essere. Per la comunità nazionale credo sia un valore il fatto che diamo la possibilità a famiglie di altra nazionalità di far conoscere la nostra realtà culturale, linguistica, sociale e anche storica. Facendo così siamo parte integrante del nostro territorio”.
Lei ad un certo punto ha pensato di poter mettersi a far politica. È vero che ha pensato al parlamento?
“Sì. Parlando con il dottor Žiža era stata ventilata questa possibilità, ma su suo suggerimento abbiamo visto che forse la priorità era rimanere qui a svolgere questo lavoro che faccio ancora oggi”.
È vero che c’erano delle ambizioni anche alle scorse amministrative?
“Assieme a degli amici abbiamo cercato di formare un gruppo e partecipare alle elezioni per i seggi specifici e per la Can di Isola”.
E poi non se ne è fatto nulla.
“Abbiamo deciso di non candidarci. Io in particolare, su suggerimento anche degli altri e visto tutte le questioni aperte, ho deciso di non farlo”.
C’è posto in politica per Simona Angelini?
“Certamente, perché no”.
C’è posto a scuola per Simona Angelini dopo questa vicenda.
“Sì, certamente. Forse non in qualità di preside, però io sono un’insegnante. Anche adesso, pur non avendone l’obbligo, continuo ad insegnare due ore alla settimana, perché desidero avere questo contatto con l’insegnamento e con gli alunni”.
Se non dovesse essere più preside come sarà tornare insegnante, rapportarsi con colleghi che le hanno voluto bene e colleghi che le hanno voluto molto meno bene?
“Questa è una realtà che affronto ogni giorno. Adesso sono io in prima persona ad essere sotto torchio, ma incomprensioni e difficoltà c’erano anche prima. Sarà certamente un cambiamento enorme, però sarà un incentivo a fare il mio lavoro a servizio degli alunni da una altra ottica. L’essere preside ti da l’opportunità di vedere il lavoro da una prospettiva diversa: si è datore di lavoro, insegnante, guida pedagogica, colui che provvede ai finanziamenti, che promuove progetti didattici. Tutta questa esperienza mi potrebbe portare a fare con più facilità il lavoro in classe.
Lei si vede ancora in questa scuola o preferirebbe andare da un’altra parte?
“Io preferirei anche entrare in una scuola della maggioranza, ad esempio andando ad insegnare l’italiano. Mi piacerebbe entrare in un altro ambiente scolastico, non restando soltanto in questo della minoranza”.
Il suo futuro di preside si sta concludendo o crede che porterà a termine questo mandato?
“Svolgo il ruolo di preside per la terza volta. Spero che queste dissonanze verranno risolte e a settembre probabilmente ricoprirò qualche altro ruolo. Questo sarebbe un mio desiderio. Credo che prima o poi il consiglio mi solleverà dall’incarico. Non vedo perché altrimenti fare questa battaglia che dura già sei mesi senza poi raggiungere uno scopo".
Ma lei attenderà che sia il consiglio a sollevarla o se ne andrà di sua volontà?
“Aspetterò che il consiglio decida in merito. Il consiglio deve finire questa storia. Dal punto di vista legale e professionale tutti i membri del consiglio hanno l’obbligo di fornire una guida all’istituto per il nuovo anno scolastico. Il tempo è agli sgoccioli, siamo quasi ad aprile e penso che il consiglio, ovvero i suoi membri, avrà la maturità necessaria per concludere questa storia con il mio sollevamento dall’incarico, proponendo un facente funzioni e pubblicando un nuovo bando per la figura di preside”.
Lei ha detto che a settembre probabilmente sarà da una altra parte, ma se il consiglio non la solleverà resterà al suo posto fino alla fine del mandato?
“Non so cosa farò. Io sono in attesa dei responsi degli ispettorati. Desidero che le cose siano chiare. Io mi auguro di far fronte a delle nuove esperienze. Rimanere qui? Si può anche fare, ma il mio desiderio è di andare da un’altra parte”.
Cosa ha sbagliato Simona Angelini? Cosa si imputa? Quali sono i motivi che l’hanno portata in questa situazione?
“Uno dei motivi è sicuramente la mia impulsività, il mio correre e pretendere che gli altri mi stiano dietro. Un altro motivo è stato il desiderio che in questo nostro piccolo spazio minoritario una persona possa occuparsi di aspetti diversi. Vedo invece che definiamo i ruoli in base agli interessi.
Cioè?
“La maggioranza delle persone crede che io possa ricoprire soltanto un ruolo e non desidera vedermi da altre parti. La Angelini va bene a scuola, ma non in altri ambiti. La mia determinazione va bene qua, ma non deve occuparsi di altri problemi della comunità italiana. Cercare di essere presente in diversi campi non è accettabile”.
Stefano Lusa