Foto: Radio Capodistria
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L’obiettivo era quello di capire se esiste la volontà politica della CNI ad elaborare un documento comune da presentare ai rispettivi governi con l’intento di andare a chiudere il cerchio rimasto aperto con la mancata firma di Lubiana del Memorandum d’intesa trilaterale sulla protezione della CNI, firmato il 15 gennaio 1992 da Italia e Croazia. Al termine dei lavori, che si sono svolti a porte chiuse, il presidente della “Costiera”, Alberto Scheriani, ha confermato che questa volontà c’è ed ha ricordato che si è trattato di un incontro molto importante che ha avviato un discorso di rilevanza storica. “Naturalmente dovremo lavorare ancora; questo è stato il primo di una serie di incontri nel corso del quale abbiamo definito i punti di partenza e individuato le problematiche comuni”, ha detto Scheriani.
Pensiero condiviso dal presidente del Consiglio della minoranza italiana della Regione litoraneo-montana, Mauro Graziani, che, concorde a riprendere temi trattati all’inizio degli anni ’90, ha aggiunto: “Il momento storico e il contesto geopolitico sono cambiati molto, non c’è più la guerra, entrambi i paesi sono saldamente inseriti nel contesto europeo e in quello della NATO per cui sono convinto che riusciremo a chiudere il ciclo rimasto incompleto 30 anni fa in tempi molto più brevi”.

Foto: Radio Capodistria
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Ennio Forlani, presidente del Consiglio della minoranza italiana della Regione istriana, ha svelato un’unanimità d’intenti emersa nel corso della riunione e ha detto: “Importante che la Slovenia voglia adesso formalizzare la trilaterale poiché un trattato tra Lubiana e Zagabria è essenziale per il trattamento unitario della nostra Comunità nazionale e per il riconoscimento della nostra autoctonia che è componente indispensabile di questi territori”.
“Per l’Unione italiana e pure per l’onorevole Furio Radin, che purtroppo oggi non era con noi a causa di altri impegni, è prioritario il tavolo tecnico per l’attuazione dell’Accordo italo-croato del 1996”, ha affermato il presidente dell’Unione italiana, Maurizio Tremul, e poi ha aggiunto: “Importante è trovarsi, ragionare, discutere, confrontare e analizzare i problemi e cercare di individuare le soluzioni possibili. Ci sono nella nostra storia dei passi importanti che sono stati fatti dopo il Memorandum del ‘92 e tra queste l’avvio di trattative per un accordo sloveno-croato, che poi, e ricordiamoci di ciò che succedeva in quegli anni, non è andato in porto. Si può partire da una serie di indicazioni che erano emerse allora per cercare di riconoscere i punti essenziali del futuro accordo e che nella discussione odierna sono stati individuati nell’istituzione unitaria e nelle problematiche specifiche che interessano Radio e TV Capodistria”. Tremul ha concluso dicendo: “Ci si ritroverà per continuare a lavorare insieme e per avere una posizione congiunta rispetto a quello che, dal mio punto di vista, deve essere l’attuazione completa del Memorandum del 15 gennaio ‘92”.

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Il deputato italiano al Parlamento di Lubiana, Felice Ziza, che, ricordiamo, ha promosso l’iniziativa, ci ha illustrato i prossimi passi da compiere: “Adesso avremo una riunione con il Ministero degli Esteri, in pratica l’incontro è già in programma ma va definita ancora la data. In quell’occasione concorderemo gli ulteriori passi e capiremo qual è il nostro compito concreto, quale documento si aspetta il governo da parte nostra e soprattutto come intende muoversi nei confronti della controparte croata per arrivare quanto prima alla stipula di un accordo bilaterale sulla base del Memorandum del ‘92”. In questo contesto Ziza ha spiegato che a inizio gennaio il deputato CNI al Sabor, Furio Radin, lo aveva informato di aver parlato dell’argomento con il premier croato, Andrej Plenković, e che quest'ultimo sarebbe in attesa dell’input di Lubiana. Per quanto riguarda i punti salienti dell’accordo, Ziza rileva che “uno di questi dovrebbe essere quello delle istituzioni comuni nel quale dovrebbe venir inserita pure Radio e Tv Capodistria quale quinta istituzione della minoranza italiana di Slovenia e Croazia così come era inizialmente previsto nelle trattative del 1992”.