Una decina di appartenenti alla Comunità degli Italiani "Armando Capolicchio" di Gallesano ha partecipato al dibattito pubblico sul processo di riforma istituzionale e strutturale dell'Unione Italiana.
È stato l'intervento introduttivo del Presidente dell'Unione Italiana, Maurizio Tremul, ad aprire l'incontro presso la Comunità degli Italiani di Gallesano, che ha poi dato ascolto ai suggerimenti dei partecipanti al dibattito. Le prime osservazioni sono giunte dalla presidente della Comunità, Diriana Delcaro Hrelja, cha ha evidenziato come lo statuto dovrebbe essere più fruibile da tutti e quindi vada semplificato e come non sia detto che la richiesta di riduzione dei rappresentanti nell'Assemblea dell'Unione, con il taglio di alcuni partecipanti appartenenti alle comunità più piccole sia una soluzione positiva. Sentiamo a tale proposito le considerazioni di Maurizio Tremul: “Sostanzialmente questo quello che emerge da questa serata, quindi molto focalizzata sulla riforma dell'Unione che mi sembra anche molto precisa come tematica. Sono poi emerse anche altre questioni nel corso della discussione, che vanno, anche qui, dalla necessità di dare un sostegno alle comunità sia nello svolgimento delle loro attività per quelle comunità che magari sono un po' in difficoltà, sia per quanto riguarda un sostegno giuridico al territorio, alle comunità, alle scuole, alle istituzioni, interpreto in maniera ampia, quando vengono violati o non vengono rispettati i nostri diritti, a tutti quanti i livelli. E poi un tema che ricorre sicuramente e giustamente che è quello di prepararsi al censimento del 2021, se ed in che modo ci sarà, ma comunque bisogna lavorare sul senso di appartenenza. Sono tutte quante tematiche fondamentali, non solo per un italiano ma per la Comunità Nazionale Italiana, alcune attengono specificatamente all'Unione, altre sono di più ampio respiro e quello che intendiamo fare è cercare di avere una condivisione quanto più ampia possibile su queste tematiche con tutti gli altri soggetti e fattori che lavorano sul territorio e che hanno, in questo senso, delle finalità simili, perché sono temi che giustamente devono coinvolgere tutto il territorio“.
Vi è stata anche, come dire, la richiesta di un orgoglio di appartenenza alla cultura italiana e che ciò venga magari anche citato nello statuto.
“Io credo ci fossero, all'inizio, questi accenni nello Statuto, poi sono stati tolti perché nelle fasi di modifiche c'era anche chi diceva mettiamo solo le cose che stanno nello Statuto, non in qualche modo elementi che possono richiamare indirizzi programmatici e l'assemblea così aveva deciso. Io personalmente sono più favorevole comunque a mettere degli elementi che puntano sull'identità e sul senso del perché abbiamo questo statuto, perché abbiamo l'unione, perché abbiamo le comunità e le nostre istituzioni. Lavorare sul senso di orgoglio, di appartenenza nazionale penso sia corretto, non vuol dire che si è nazionalisti o non so cosa, tante volte attualmente c'è la paura che questo venga scambiato per altro, ma dobbiamo invece affermare la nostra identità e noi abbiamo un'identità molto chiara, stiamo svolgendo, credo, un lavoro splendido per quanto riguarda la convivenza, l'integrazione, il dialogo interculturale e tutto quello che attiene questo aspetto della tolleranza, dell'integrazione, della democrazia, del pluralismo. Affermare la nostra identità è importante, anche perché, come ho avuto modo di dire l'altro giorno alla scolaresca del Lazio a Pola, l'identità istriana come identità regionale e questa realtà è una realtà plurale, è formata perlomeno da tre pilastri, tre lingue e culture, tre popoli: italiani croati e sloveni. Se una di queste viene a mancare non c'è più questa identità e quindi deve essere un impegno, non solo nostro, ma un impegno anche della maggioranza a sostenere quelle condizioni che consentano il libero esprimersi dell'identità italiana di questo territorio“.
Un'ultima curiosità: un suo bilancio su questa serie di incontri; finora le discussioni sono state molto importanti perché hanno portato anche ad alcuni elementi che probabilmente aiuteranno a far crescere la compattezza nell'Unione.
“Io credo una cosa, che questo ciclo di incontri sia assolutamente positivo ed importante prima perché emergono delle indicazioni su dove portare Unione Italiana o come rinnovarla e poi perché appunto c'è una partecipazione delle persone alla discussione, che pongono dei problemi. Questo è il punto sul quale io voglio porre l'accento: c'è la partecipazione, le persone esprimono le proprie opinioni, le proprie richieste, le proprie aspettative, e le esprimono liberamente in ogni comunità, in maniera diversa però con un fil rouge molto chiaro: vogliamo essere ascoltati, dobbiamo essere partecipi di un processo comunque decisionale, perché alla fine ne nascerà una conclusione o delle iniziative che raccoglieranno questa richiesta che proviene dai nostri connazionali. Questo non vuol dire che l'Unione Italiana è in crisi d'identità; l'Unione Italiana vuole invece avere un rapporto quanto più diretto con i nostri connazionali, vuole capire e vuole operare. Da questo punto di vista io mi reputo molto soddisfatto, perché poter interloquire con i connazionali, ascoltare quali sono le loro aspettative, con l'impegno a dare delle risposte prossimamente, quindi a breve, alle loro problematiche, credo sia il compito che ognuno di noi, che si presenta alle elezioni, deve fare durante tutto il suo mandato“.
Davide Fifaco