Come già più volte sottolineato, in barba al decantato slogan "Il porto della diversità", nel programma di Fiume Capitale europea della cultura 2020, per la diversità linguistica e culturale non c'è spazio, o solo briciole, per le minoranze nazionali, inclusi gli italiani autoctoni, da sempre sul territorio. Lo stanno sottolineando non solo singoli esponenti o le istituzioni della Comunità italiana, ma anche persone appartenenti al popolo di maggioranza, con incarichi di vario genere. Tra questi Zvonimir Peranić, presidente del Comitato cittadino per la cultura. Nelle dichiarazioni rilasciate a "La Voce del Popolo" parla di marginalizzazione delle minoranze, non ultima la Comunità italiana che si è vista bocciare i tre programmi culturali proposti. Più pesanti le critiche di Abdon Pamić oggi 87.enne, campione olimpico ed europeo di marcia, originario di Fiume. "Noi rivendichiamo la cultura italiana, non l'italianità" ha dichiarato a "La Voce del Popolo". "Uno stato che ha voluto entrare in Europa" cosi ancora l'ex marciatore "dovrebbe abbandonare certi tipi di nazionalismo e far propria la storia di ciascuna parte del suo territorio ed essere orgoglioso del suo passato e delle civiltà passate che hanno gettato le basi per il presente". "Personalmente" aggiunge Pamić "sono convinto che se Fiume è stata nominata Capitale della Cultura questo sia dovuto anche al suo passato di città multiculturale e multietnica". E stando a varie valutazioni il multiculturalismo solo sulla carta, sarebbe l'ulteriore dimostrazione che il capoluogo quarnerino rimane sempre in mano ai Comunisti mascherati da socialdemocratici. Però il Carnevale passerà ma la maschera rimarrà.
Valmer Cusma