In Croazia, gli appartenenti ai vari gruppi etnici rinnoveranno - il 5 maggio prossimo - i Consigli delle minoranze regionali e cittadine. Alle urne pure gli appartenenti alla CNI della Regione Istriana e di quella Litoraneo-montana. E allo scadere del mandato abbiamo voluto fare un bilancio, tirare le somme con Gianclaudio Pellizzer, presidente del Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione Istriana: “Nel nostro quadriennio il compito più arduo è stato quello di far conoscere ai connazionali, alle istituzioni della CNI e alle amministrazioni regionali e cittadine la presenza di un’istituzione che per 12 anni è stata inerte. Da qui i numerosi incontri e contatti che non vado ora a elencare ma che sono serviti, accanto all’attività ordinaria, a dare visibilità e legittimità ad un organismo importante ma al quale si voleva assegnare un ruolo irrilevante”.
Avete prodotto dei risultati concreti? Quali?
"Abbiamo lavorato molto sugli statuti cittadini con l’intento di garantire uguale tutela al nostro connazionale. Abbiamo fatto l’analisi di tutti gli statuti delle località bilingui arrivando alla stesura di uno statuto modello da proporre a tutte le municipalità bilingui della nostra regione. Uno studio complesso che, in collaborazione con il Centro di Ricerche storiche di Rovigno e con l’Assessorato alla minoranza regionale, è stato pubblicato nel volume “La CNI negli statuti bilingui delle città e comuni della Regione Istriana”. Un lavoro importante distribuito a sindaci, vicesindaci, consiglieri municipali, Comunità degli Italiani, Consigli locali della minoranza. Ora sta a loro darsi da fare".
Che cosa ci si attende concretamente?
"Secondo me è un’importate punto di riferimento non solo per il connazionale ma anche per tutte quelle istituzioni che hanno interesse ad analizzare il livello di tutela de iure della CNI in Croazia e nella Regione Istriana visto che tutti i documenti che ci riguardano sono inclusi in questo volume. Va detto però che ora questi diritti andrebbero implementarti e affinché ciò avvenga abbiamo bisogno di tanta buona volontà, in primo luogo quella del partito che governa la penisola, quindi di quella dei consigli municipali perché sappiamo che modificare lo statuto non è cosa semplice".
Questa volontà esiste?
"Purtroppo, non c’è stata ancora nessuna risposta anche se il volume, come detto, è stato divulgato in tutta l’area. Sarà questo un argomento che affronteremo nell’incontro programmato per il 17 aprile prossimo, con i vertici della Regione Istriana e con quelli del partito al potere in regione e ai quali intendiamo proporre oltre che all’implementazione dello statuto modello, l’accoglimento del Decreto sul bilinguismo e l’istituzione dell’Ufficio per il bilinguismo che, strategicamente parlando, dovrebbe in futuro adempiere anche ad altre mansioni".
Molto importante e forse prioritaria l’approvazione del Decreto. Vogliamo ricordare che cosa prevede?
"È un documento che ricalca quello in vigore nel Comune di Capodistria dai primi anni '90 e che noi abbiamo preso da esempio adattandolo naturalmente alle nostre specificità. Prevede essenzialmente, pur garantendo un periodo transitorio e di adattamento, l’introduzione di sanzioni per chi viola le norme inerenti al bilinguismo visivo e parlato. Si tratta di una novità discussa e approvata nella seduta del nostro Consiglio tenutasi a fine 2018 a Parenzo e alla quale avevamo invitato a partecipare tutti i rappresentanti politico-istituzionali della nostra minoranza a livello regionale. Un invito, purtroppo, accolto da pochi. Presenti, e li ringrazio, i vertici dell’Unione italiana e il nostro deputato al Sabor, Furio Radin".
Ora a che punto siamo?
"Allora abbiamo dato a tutti i connazionali un mese di tempo per discuterne e farci pervenire le osservazioni. Nessuno ci ha risposto, il che vuol dire o che tutta va bene o che non c’è interesse. Comunque, tengo a ribadire che si tratta di un problema che riguarda noi tutti e che riusciremo a superare solo lavorando di comune accordo ed in sinergia sia tra di noi appartenenti alla CNI sia con le autorità regionali".
La sensazione che gli appartenenti alla CNI dimostrino poco interesse nella tutela dei loro diritti è giustificata?
"Il bilinguismo è un argomento complesso che include le scuole e tutte le nostre istituzioni. Tutto il lavoro che stiamo facendo è volto alla sensibilizzazione dei nostri connazionali ma non dobbiamo dimenticare che per far vivere quella convivenza di cui tutti parlano è necessaria anche la maggioranza che deve comprendere la nostra lingua, la nostra cultura. Se io parlo la lingua dell’amico, anche lui deve parlare o almeno comprendere la mia. È chiaro che lungo questo percorso ci possono essere dei problemi ma questi vanno superati.
Quello che però mi preme dire è che noi come minoranza ci siamo assopiti. Non chiediamo più, non abbiamo più incontri, siamo poco partecipi alla vita politica del territorio, di questo mondo di cui siamo comunque parte integrante. Sindaci e i vicesindaci si occupano prevalentemente di altre cose e noi anche se abbiamo documenti che ci tutelano non chiediamo che siano messi in pratica o che siano rispettati".
Allora come risvegliare la CNI?
"Io credo che stiamo vivendo un periodo molto delicato anche a causa delle migrazioni che sono in corso e che fanno affluire in questo territorio persone da altre parti e non più solo dall’ex Jugoslavia ma, oserei dire, dal mondo intero. Persone che non conoscono la nostra situazione, la nostra storia, la nostra cultura e che non sanno che cosa significa essere istriani. Quando ci rivolgiamo in italiano capita che ci rispondono in inglese delle volte - quando ci sono persone meno benevolenti - che ti dicono “sei in Croazia parla il croato”. Dunque, sono situazioni incresciose dovute all’ignoranza di chi non conosce la nostra realtà. Questo ci dovrebbe far riflettere e, chissà, forse anche risvegliare.
Una realtà che però, spesso, non è conosciuta neppure dalla maggioranza autoctona?
Il grosso problema, e anche qui siamo più volte intervenuti presso il competente Ministero, sta nelle scuole e nella cancellazione dell’insegnamento dell’italiano quale lingua dell’ambiente nelle istituzioni scolastiche della maggioranza. Questo è studiato, anche grazie al supporto della Regione, come materia opzionale e con un fondo minimo, e dunque insufficiente, di ore settimanali. Per non parlare poi dei libri di testo che a dir poco falsificano la storia e non parlano della nostra secolare presenza in queste terre".
Concludete il mandato con un altro importante progetto. Quello sulla vitalità della lingua italiana in Regione.
"Si è un progetto importante, anche se abbiamo dovuto ridurre per mancanza di fondi il numero delle località incluse nella ricerca portata avanti da Andrea Debeljuh, Loredana Boljun e Alessandro Burra. L’indagine, in questa prima fase, tocca Buie, Torre, Rovigno e Sissano e ha l’obiettivo di valutare l’applicazione del bilinguismo visivo, l’uso della lingua italiana e la percezione nei confronti della lingua minoritaria".
Il 5 maggio prossimo, elezioni per il rinnovo dei Consigli delle minoranze in Croazia. Intende ricandidarsi?
"Noi stiamo preparando una lista. Premetto che fino all’ultimo momento non si conosceva la data delle elezioni ma ora, nonostante gli impegni quotidiani e il lavoro che ognuno di noi ha, ci stiamo dando da fare - in modo responsabile come quattro anni fa - per preparare una lista ed un programma che rappresenti tutta la minoranza del territorio della Regione Istriana. L’invito ai connazionali fin d’ora è di recarsi alle urne".
Lionella Pausin Acquavita