“Il mio nome è Aleš Bržan, non sono Alessio Bersani. Il vice sindaco è Mario Steffè non Marjan Stefančič. Campo della Madonnetta è Campo della Madonnetta e non Njiva male Marije". Con queste parole il sindaco di Capodistria Aleš Bržan ha voluto ricordare la specificità di questo territorio e la necessità di rispettare le diverse identità che convivono da secoli su di esso. Un rispetto che sarebbe venuto meno, secondo lui, da parte dell’ispettorato per la Cultura e i Massmedia, che chiedendo la rimozione delle targhe con gli odonimi cittadini starebbe portando avanti un vero e proprio “discorso dell'odio”.
Per protestare contro l'impasse nel quale ci si trova da mesi e per spingere verso una risoluzione rispettosa dei diritti di tutti, Bržan ha, quindi, deciso di ordinare che le tabelle riportanti gli odonimi, che avrebbero dovuto essere rimosse entro il 20 agosto, venissero rivoltate restando ai loro posti, ma senza scritta. Una scelta presa in totale autonomia, tanto che molti dei protagonisti di questa storia dicono di essere stati tenuti all'oscuro di quello che sarebbe accaduto oggi. Tra questi anche il presidente della commissione per la toponomastica Damian Fisher che ha detto di capire ma di non condividere il gesto del primo cittadino. Secondo lui le tabelle girate al contrario possono essere "un chiaro segnale contro l'ostruzionismo di un ispettorato, che interpreta i termini di legge sull'utilizzo pubblico della lingua slovena, annullando le particolarità della CNI (contenute nella legge che tutela i diritti delle minoranze autoctone)". "Siamo ostaggio anche questa volta della decisione di un burocrate e la politica a livello ministeriale", aggiunge sconsolato, "nonostante le molte rassicurazioni, non ha mostrato di voler reagire con fatti concreti".
Una vicenda che si sta consumando tra le vie del centro di Capodistria, la cui comunità locale è guidata da Jadran Čalija che è intervenuto sulla questione, prendendo posizione a favore delle tabelle: "A mio avviso le targhe avrebbero dovuto rimanere lì dov’erano perché hanno particolare importanza per Capodistria e la sua identità. Bisogna comunque rispettare le decisioni delle istituzioni, ma sono sicuro che nel nostro territorio bilingue troveremo una soluzione adeguata per farle ritornare in questa o in un'altra forma al loro posto".
D'altronde, come ci tengono a sottolineare tutti gli attori di questa storia, in questi mesi si è lavorato alacremente per trovare una mediazione con l'ispettorato, proponendo varie soluzioni che sono, però, sempre state rigettate. “La commissione toponomastica di cui faccio parte anche a fine luglio ha cercato di mandare un’ennesima versione delle targhe, ma striamo ancora aspettando la risposta dell’ispettorato", spiega Roberta Vincoletto, presidente della CAN di Capodistria nonché membro della commissione comunale per la toponomastica. “Rimuovere le targhe, andare a modificarle con delle traduzioni con nomi immaginari rappresenterebbe una lesione dei diritti civili, ma anche un segno di poco rispetto il nostro passato comune", commenta la Vincoletto che dice anche lei di capire il fatto che il sindaco, come garante della legalità di un comune, abbia dovuto fare questa scelta, ma di non condividerla del tutto, annunciando che le istituzioni della minoranza si stanno già coordinando per rivolgersi ad altre istanze a livello nazionale, in primis, Robert Golob e la presidente della repubblica Nataša Pirc Musar.
E proprio oggi anche il sindaco ha inviato una missiva al premier e alla presidente della Repubblica nella quale con parole molto decise chiede un loro intervento per far restare possibilmente le targhe al loro posto, e se anche questo non servirà l'amministrazione comunale continuerà la sua battaglia. "Noi come Comune di Capodistria continueremo, come d’altronde abbiamo fatto sino ad ora, a sostenere le ragioni di questo nostro progetto”, assicura il vice sindaco italiano Mario Steffè che parla della volontà da parte dell'amministrazione comunale "di mantenere questi odonimi nelle vie e nelle piazze cittadine". Per questo il Comune continuerà a chiedere al governo ad intervenire per trovare una soluzione che venga incontro a quelle che sono le aspettative del territorio
Barbara Costamagna
Barbara Costamagna