Un documento di ottocento pagine per raccogliere tutte le segnalazioni giunte dai cittadini, ma anche amministrazioni e organizzazioni, su violazioni o limitazioni dei diritti civili. Il rapporto annuale del tutore dei diritti civici, Peter Svetina, è stato al centro della discussione odierna alla Camera di Stato.
Fra le segnalazioni giunte da parte dei cittadini anche temi che riguardano da vicino la Comunità nazionale italiana, come i moduli in lingua italiana, l’uso della lingua nei tribunali e l’esposizione della bandiera italiana nelle aree in cui vive la comunità nazionale, temi sottolineati dal deputato al seggio specifico Felice Žiža, nel corso del confronto.
Dal punto di vista generale, la tutela dei diritti della minoranza a che punto è?
“Direi abbastanza buono - spiega -, credo che la tutela stia migliorando, grazie al grande lavoro che viene fatto delle nostre istituzioni in primis, con la Can costiera e le Can comunali, con me che sono presente in Parlamento e devo portare avanti quelle che sono le nostre istanze, i nostri pensieri e le nostre proposte, ma in questo caso anche con l’aiuto di tutti i nostri connazionali che hanno segnalato i problemi. Sta migliorando, ma c’è ancora tanto lavoro da fare”.
Lei ha isolato principalmente tre punti all’interno delle varie problematiche, quali sono?
“Tre punti importantissimi, già noti ai nostri connazionali, che per l’anno 2019 hanno segnalato tanti casi di mancato rispetto del bilinguismo sul nostro territorio: violazioni del bilinguismo e violazioni anche delle norme sull’esposizione dei nostri simboli”.
“Si parte dal problema dei moduli. I moduli sloveni non sono mai bilingui in partenza: i ministeri competenti li creano in lingua slovena, e già questa è una prima difficoltà perché non si attengono a quelle che sono le norme di legge. Chiaramente questi moduli arrivando sul territorio vengono tradotti in lingua italiana, o in lingua ungherese, ma si tratta di una procedura assolutamente contraria alle norme costituzionali. Secondo la sentenza della Corte Costituzionale slovena del 2006, nessun modulo può essere tradotto in lingua italiana o slovena, la traduzione è vietata, perché la lingua italiana e magiara, accanto a quella slovena, devono essere sempre usate come lingue dirette, proprie, non dipendenti e assolutamente non tradotte dalla lingua slovena”.
“I moduli dovrebbero essere creati in italiano a monte, appena è stata approvata la relativa la legge, nei ministeri, con scritte originali italiane, ungheresi e slovene, e poi arrivare sul territorio ed essere messi a disposizione. Questa è una cosa che stiamo portando avanti anche con la commissione interministeriale governativa da alcuni mesi, per vedere come risolvere il problema una volta per tutte, in maniera definitiva, andando all’origine del problema, a livello dei vari ministeri competenti. Credo che in poco tempo dovremmo raggiungere questo importante risultato”.
“Il secondo punto, anche questo molto sentito dai nostri connazionali, e segnalato sia da singoli cittadini, sia da parte delle Can comunali e anche dalla Can Costiera, riguarda la violazione sulle norme del bilinguismo per il mancato o scarso uso della lingua italiana, sia in forma parlata sia scritta, presso i tribunali che operano sul nostro territorio. Il governo ne ha preso atto, è un problema che è conosciuto già da anni: ne ho parlato un po’ più recentemente anche con la ministra della giustizia nell’ambito della Commissione interministeriale. e si è impegnata a risolvere insieme agli altri ministeri questo annoso problema”.
“La terza segnalazione, altrettanto importante, attiene invece all’uso e all’esposizione delle bandiere italiana e ungherese nei rispettivi territori nazionalmente misti. Le due bandiere dovrebbero essere esposte sempre, tutto l’anno, ogni volta che è esposta la bandiera slovena, sulla sede dell’unità amministrativa, del comune o su altre sedi di organi governativi o di soggetti di diritto pubblico. La bandiera slovena sul nostro territorio dovrebbe essere sempre accompagnata da quella italiana: questo dice la legge, e questo dice anche il tutore per i diritti civici”.
Alessandro Martegani