Oggi gli organismi del Partito dei pensionati discuteranno della permanenza del Desus nel governo. Il vecchio presidente Karl Erjavec, tornato in carica da poche settimane, è intenzionato a portare la compagine fuori dall’esecutivo di Janez Janša. Per Erjavec, che sembrava essere stato definitivamente rottamato dalla politica slovena, ora si aprono nuove mirabolanti prospettive, tanto che proprio il suo nome è quello più gettonato per andare a ricoprire addirittura la carica di premier. A mettergli i bastoni tra le ruote sono anche i suoi deputati, che non si stanno dimostrando troppo entusiasti di lasciare la maggioranza di centrodestra. Il più convinto assertore dell’alleanza con Janša, Robert Polnar, oggi potrebbe essere cacciato dal partito e dal gruppo parlamentare. Non è escluso che con lui se ne vada anche qualche altro deputato del Desus.
Anche senza il Partito dei pensionati l’esecutivo, comunque, non andrebbe automaticamente in crisi. Per defenestrare Janša bisogna raccogliere 46 voti, che la coalizione di centrosinistra non ha. In questi giorni si sono sentite timide speculazioni che a favore del ribaltone si potrebbe schierare anche il deputato della Comunità nazionale italiana, Felice Žiža. Secca la smentita del parlamentare, che precisa che nessun colloquio è in corso, aggiungendo che non è a loro che ci si deve rivolgere per far cadere il governo. La posizione dei deputati delle minoranze è chiara: non saranno i loro due voti a far insediare o a mettere in crisi un governo. “Le maggioranze vanno cercate da altre parti. Poi quando si sono formate il nostro interesse è quello di collaborare con l’esecutivo, indipendentemente dal suo colore” – ha detto Žiža. In sintesi, se ci sarà un nuovo governo ci si adopererà per arrivare ad un accordo di collaborazione così come si era fatto con l’esecutivo di Marjan Šarec e con quello di Janez Janša.
Stefano Lusa