“L’idea è nata dai colloqui che abbiamo avuto io ed il presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul con alcuni connazionali imprenditori che ci hanno segnalato il fatto che sulle etichette di alcuni prodotti tipici mancava la terza lingua in uso nell'Istria, sia croata sia slovena, cioè l’italiano”, ci ha spiegato il presidente della giunta esecutiva della UI, Marin Corva.
Il riferimento è al marchio il denominazione del miele istriano, che grazie alla cooperazione tra Slovenia e Croazia è attualmente nelle lingue di maggioranza dei due paesi, ma non comprende quella che è la terza lingua riconosciuta su questo territorio, l’italiano.
I rappresentanti dell’Unione Italiana hanno, quindi, chiesto di includere nell'etichettatura congiunta anche la seconda lingua ufficiale dell'Istria, in modo da garantire la piena attuazione dei rispettivi ordini costituzionali e legislativi in materia di tutela dell'italiano quale lingua ufficiale di ambedue i Paesi nei territori nazionalmente misti; e affermare, così, anche la dimensione europea dell'area transfrontaliera in cui la Comunità Nazionale Italiana è storicamente presente.
Una metodologia che secondo l’Unione italiana potrebbe essere ampliata anche all’etichettatura di altri prodotti enogastronomici tipici della penisola istriana, siano essi già registrati o che lo saranno in futuro, quali, ad esempio, l'olio d'oliva, il sale, il vino, il prosciutto, ecc.
Barbara Costamagna