"Il tentato Referendum con il quale si volevano abolire le competenze e ridurre il numero dei deputati delle minoranze è il fatto politico che caratterizzerà questo 2018". Ad affermarlo Furio Radin, deputato della Comunità nazionale italiana al Sabor croato dal 1992 ed in questo mandato anche vicepresidente del Parlamento. Furio Radin non nasconde la propria preoccupazione in quanto il pericolo che l'idea venga riproposta in un prossimo futuro non è poi così remoto. "Un simile tentativo rientrato dopo le nostre proteste era stato fatto in precedenza e purtroppo dalla sinistra; in quest'ultimo caso oltre che all'intenzione verbale si è arrivati ai fatti concreti e l'esperienza mi dice che sicuramente non sarà l'ultima volta" afferma Radin.
Per la componente italiana in Croazia il 2018 è stato positivo per quanto riguarda i finanziamenti stanziati da Zagabria con un incremento del 7 per cento di quelli erogati dal Consiglio nazionale delle minoranze ed un aumento del 21 per cento invece di quelli assegnati dall'Ufficio per i diritti umani e le comunità nazionali. "Diciamo che per quanto riguarda la parte materiale, il Piano e programma di tutela dei diritti minoritari siglato tempo fa dal premier Plenković si sta realizzando; non sono invece soddisfatto di come sta procedendo l'attuazione degli altri punti dell'accordo perciò bisognerà far pressione onde rispettare le scadenze che ci siamo imposti" dice ancora il deputato CNI anticipando gli impegni prioritari per il 2019: "Le attività classiche volte a monitorare l' attuazione del bilinguismo, a risolvere i problemi che assillano le nostre scuole e legati agli esami di maturità, all' equipollenza dei titoli di studio e così via".
Sarà importante operare - fa capire Radin - per smuovere le coscienze e far riemergere quell' identità nazionale che forse - ultimamente- si è un po' assopita. "L'uso della lingua italiana è un obbligo per gli appartenenti alla CNI, i nostri consiglieri a livello di Regione Istriana o a livello di comuni devono esprimersi in italiano, l'italiano deve essere la lingua che si parla nei corridoi e nelle sale insegnanti delle nostre scuole" dice non mancando di fare un appunto critico a quanti invece pur avendo il diritto ad usare la propria lingua preferiscono, per varie ragioni, esprimersi in quella della maggioranza.
"Abbiamo una Giunta dell'Unione Italiana giovane e innovativa affiancata da persone di grande esperienza, tra le quali mi annovero anch'io; pur non ricoprendo alcuna funzione all'interno dell'UI essa rimane sempre al centro della mia attenzione" afferma il deputato ricordando così le elezioni del luglio 2018 per il rinnovo degli organismi della massima istituzione della CNI di cui è stato per un mandato presidente dell'Assemblea e con l'introduzione dell'elezione diretta per due mandati del presidente UI.
"Sono rimasto vicino all'Unione e continuerò ad esserlo perché come stabilito dall'accordo italo-croato - che in Italia e Croazia è legge, purtroppo non ancora in Slovenia - essa è l'unica associazione che ci rappresenta, è la nostra istituzione centrale. Perciò va mantenuta e curata in quanto nonostante tutte le magagne ci permette di essere più forti, di essere più comunità; ci rende una delle minoranze meglio organizzate in questa parte d'Europa ed anche di questo dobbiamo andare fieri. Al di là se ci piacciano o meno, le persone elette vanno rispettate. Noi abbiamo eletto a capo dell'UI, Maurizio Tremul e a capo della Giunta esecutiva, Marin Corva e per i prossimi 4 anni saranno loro a rappresentarci; devono avere il nostro sostegno perché se non ci rispettiamo noi non ci rispetteranno neanche gli altri. Dunque, io credo nell'Unione Italiana come ci ha creduto mio padre in quanto l'UI ha una storia alle spalle ed un futuro da costruire".
Unione Italiana che assieme alle sue istituzioni, EDIT, Centro di ricerche storiche, Centro studi musica classica hanno affrontato grosse difficoltà in questo 2018; difficoltà dovute in primo luogo alla crisi che ha coinvolto l'Università popolare di Trieste, partner storico dell'UI. "Questa è una storia antica che ciclicamente si ripete. Dopo la lunga amicizia nei tempi dell'ex Jugoslavia con l'UPT a rappresentare la porta istituzionale dell'Italia e il periodo felice dei primi anni '90 sono emerse le prime difficoltà dovute ai cambiamenti, ai contrasti, alle crisi interne di entrambe le istituzioni. Basta ricordare l'esposto, chiuso dopo 5 anni con un nulla di fatto, presentato da tre connazionali contro Tremul e il compianto professor Rota, che ricordiamo con grande affetto. Anche in questi ultimi anni siamo stati testimoni delle difficoltà nelle relazioni tra UI e UPT. A nulla sono valsi i miei consigli a non segare il ramo nobile sul quale eravamo seduti. È andata come è andata. Ora c'è il commissariamento dell'Università popolare di Trieste e quello che bisogna fare con rapidità è assegnare alla CNI i fondi che le erano destinati e che dovevano passare attraverso l'ente morale triestino. Queste crisi, come quella che ha coinvolto l'UPT, durano a lungo e non ci possiamo permettere di far soffrire, le Comunità degli Italiani, il Dramma, l'Edit e tutte le altre attività. Urgente perciò che l'Italia assegni i contributi in altro modo o attraverso i consolati o attraverso la stessa Unione Italiana" dice Radin confermando così di sostenere l'UI nella decisione, accolta nell'Assemblea del 17 dicembre scorso, di avviare trattative per arrivare a nuove modalità di erogazione dei contributi dall' Italia e di controllo delle spese. "Dobbiamo essere chiari: nulla ci è dovuto dall'Italia. Noi le nostre battaglie le facciamo nei paesi di residenza e siamo grati alla nostra Madre patria per la sensibilità ed il sostegno nei nostri confronti".
Lionella Pausin Acquavita
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