“Siamo soddisfatti del fatto che l’emendamento presentato dal partito nazionale sloveno e sostenuto da alcune forze politiche dell’esecutivo sia stato bocciato ieri in aula con una buona maggioranza”, commenta una delle principali promotrici della petizione contro la proposta dell'inserimento della dichiarazione di nazionalità, lingua madre e religione nella legge sulla residenza la capodistriana Clio Diabatè, “e quindi siamo felici che si sia scongiurata quello che non solo noi abbiamo definito una schedatura dei cittadini su base etnica, linguistica e religiosa. Crediamo che la nostra petizione abbia aiutato a sensibilizzare alcune forze politiche che ne hanno così compreso l’importanza".
A votare a favore della cancellazione chiesta gran parte delle forze presenti nel parlamento tra le quali anche i due deputati delle minoranze.
“Secondo le interlocuzioni che avevo avuto nei giorni precedenti con i vari deputati era chiaro che otto gruppi parlamentari e noi due rappresentanti delle comunità nazionale italiana e ungherese avremmo votato a favore di un nuovo emendamento contro questo tipo di proposta, che è stato depositato l’ultimo giorno utile per poi essere approvato ieri in aula”, ha commentato Il deputato al seggio specifico Felice Žiža.
Per quanto riguarda la petizione Žiža sostiene che” in qualche modo è stata fatta quando i giochi più o meno erano già fatti", ma comunque “è stata benvenuta perché ha dato ulteriore energia e forza nel votare in aula quello che si era deciso prima, ma soprattutto perché sono stati coinvolti anche cittadini della maggioranza che dimostrano così di supportare quello che è un atteggiamento europeo che non vuole più schedare i gruppi nazionali e minoritari".
Una proposta quella del partito nazionale sloveno che avrebbe potuto rappresentare un precedente pericoloso per le minoranze presenti nel paese. Nel caso l’operazione fosse andata in porto le istituzioni italiane sarebbero, quindi, intervenute? "Credo che in questo caso l’unica strada da seguire sarebbe stata quella della Corte costituzionale”, spiega il presidente della CAN costiera Alberto Scheriani anche lui felice del risultato del voto, “la nostra intenzione, se non fosse andata come abbiamo visto, sarebbe stata sicuramente quella di proseguire la battaglia intraprendendo questa strada”.
Barbara Costamagna