“Che Dio ci perdoni tutti”, queste furono le ultime parole di Don Francesco Bonifcacio prima di essere assassinato “in odium fidei” da quattro "guardie popolari" e proprio con questa frase Mario Ravalico, biografo del prelato piranese, ha deciso di intitolare il libro a lui dedicato.
Dopo essere stato presentato a Trieste e a Crassiza l'opera che ricostruisce la vita di Bonifacio è approdata al Santuario di Strugnano, un luogo al quale il beato era particolarmente legato viste le sue origini piranesi. Raccontato anche l'aneddoto che vede protagonista Don Bonifacio come organizzatore, durante la guerra, di un un pellegrinaggio a piedi portando la croce da Crassiza a Strugnano per invocare la pace. Una delle tante vicende della sua vita da ricordare, secondo il presidente della CAN piranese Andrea Bartole, poichè la parabola terrena di Don Bonifacio “rappresenta uno dei tasselli fondamentali per comprendere il dopoguerra in questa regione”.
E chi meglio di Mario Ravalico, che da anni investiga sui misteri della sua scomparsa, per ricostruire la sua storia e le sue ultime ore, in quel terribile 11 settembre del 1946, quando il giovane “prete di campagna” cadde vittima dell'anticlericalismo del nuovo regime comunista che vedeva nella Chiesa un’antagonista. Grazie al lavoro di Ravalico si fa finalmente luce su questo efferato crimine e sulla vita di Don Bonifacio, un uomo di dialogo e perdono sino alla fine.
Una vera e propria missione, quella del biografo del beato piranese che in questi anni ha raccolto documenti negli archivi italiani e jugoslavi e testimonianze di prima mano che gli hanno permesso di chiarire molti dei misteri che aleggiavano intorno alla sua morte.
Resta ancora da scoprire il luogo dell’occultamento del suo cadavere, visto che non esistono prove che sia stato infoibato, ma le sue indagini, assicura Ravalico, non finiscono qui. Sul caso, inoltre, da qualche anno sta indagando anche la polizia croata, le cui ricerche per individuare il probabile luogo di sepoltura si sono spostate tra Livade e il cimitero di San Bortolo di Montona.
Barbara Costamagna