Anche l’Unione Italiana auspica la riapertura dei confini e - per quanto acconsentito dalla situazione epidemiologica - la normalizzazione della situazione nell’area frontaliera.
“Certamente è importante che nel rispetto delle normative e di tutte le precauzioni necessarie per evitare la diffusione del contagio si vadano a riaprire quanto prima e quanto più possibile i confini con l’Italia e con la Croazia” afferma Maurizio Tremul e aggiunge “ In questo senso come Unione Italiana, assieme agli amici della Comunità slovena in Italia ci siamo mossi e continuiamo a farlo sollecitando i tre paesi: Italia, Croazia e Slovenia affinché intensifichino un dialogo che già esiste ma che dovrebbe dare dei risultati concreti e quindi oltre che alla riapertura delle frontiere portare alla ripresa delle molteplici attività delle nostre scuole e istituzioni ma anche dei contatti sociali, umani e istituzionali”.
L’epidemia ha colpito tutti ma forse ha provocato più danni in quest’area d’intrecciati confini e altrettanto intrecciati rapporti umani e interpersonali. Sapremo ritornare alla normalità?
“Dipende cosa intendiamo per normalità dopo questo dramma che ha coinvolto il mondo intero e per ritornare alla normalità che abbiamo conosciuto fino allo scorso febbraio, ci vorrà del tempo e sicuramente alcune cose cambieranno. È importante che si avviino rapidamente delle forme di riprese effettive e concrete dei contatti e delle relazioni. Lei ha giustamente toccato un tema fondamentale: quest’area transfrontaliera tra Friuli Venezia Giulia, se vogliamo Veneto, tra Litorale sloveno, Istria slovena e Istria croata, il Quarnero, Fiume è un territorio che i questi ultimi anni - anche dopo l' entrata della Slovenia e della Croazia nell' Unione europea, dopo la caduta dei confini tra Italia e Slovenia, la caduta delle barriere doganali tra Lubiana e Zagabria- ha rafforzato ulteriormente i legami economici, turistici, culturali, sociali e di ogni genere. In questa zona non possiamo più pensare ad uno sviluppo che non sia integrato, che non sia sempre più integrato quindi è un’area che vive in piena osmosi di un territorio con l'altro. La comunità italiana è un po’ il tessuto connettore di questo territorio ma se vogliamo, lo è anche per altri versi la Comunità slovena presente in Italia ma anche in Croazia e quindi lo stop alle relazioni e ai rapporti fisici tra le persone è stato ed è sicuramente nefasto. È necessario che ora questi rapporti vengano reinstaurati, ripresi e sviluppati da tutti i punti di vista. È un mondo che non può vivere separatamente. Certamente le misure precauzionali devono guidare tutte le scelte che andranno fatte, ma si deve avere un occhio di riguardo per questa realtà specifica. Se i tre paesi non riusciranno a capire la particolarità di questo territorio, assieme al fatto che qui non abbiamo avuto un numero esagerato di casi, allora effettivamente faranno un ulteriore danno a questa nostra situazione”.
Colpito un territorio ma forse colpita più di tutti la minoranza italiana?
Io credo che sia assolutamente vero che tra i gruppi che hanno sofferto maggiormente di questa situazione sia la proprio la Comunità nazionale italiana in Slovenia e Croazia e io aggiungerei anche quella slovena in Italia. Entrambe si sono viste interrompere i rapporti con le rispettive Nazioni Madre. Quindi effettivamente gruppi minoritari di quest’ area transfrontaliere sono quelli che hanno subito più di tutti questo danno. Anche da un punto di vista culturale, quindi di produzione culturale, di scambi sociali, umani e personali ma anche nelle relazioni -se vogliamo- economiche perché tanti nostri connazionali vivono di settori in cui è fondamentale la libera circolazione delle persone, dei beni e anche delle idee. Certamente è stato giusto prendere tutte le misure del caso nel momento in cui l’epidemia stava facendo disastri anche in questo territorio, in questi tre stati. Ora quando il rischio del contagio sta calando e l’epidemia si sta ritraendo, è giusto altresì andare a ricostruire rapidamente uno status quo ante quanto più normale possibile in queste condizioni. Quindi noi continueremo il dialogo con Lubiana Zagabria e Roma sollecitando i rispettivi governi a rafforzare le relazioni tra i tre paesi concretizzandole con azioni quanto più concrete di riapertura dei confini e ristabilimento della libera circolazione".
Lionella Pausin Acquavita