Ha rappresentato. sino allo scorso mandato. la Comunità italiana al parlamento sloveno. Roberto Battelli non si stupisce di questa ennesima crisi di governo che porrebbe portare il paese per la quinta volta consecutiva verso elezioni anticipate. Il navigato uomo politico non nasconde la sua preoccupazione per i rischi che in questo momento sta correndo Radio Capodistria, con il suo segnale che sta rischiando di venir oscurato in Italia
“Sicuramente questa questione preoccupa e preoccupa perché per sopravvivere un’emittente minoritaria ha bisogno di essere sentita. Questo è il fine primo ed ultimo delle trasmissioni radiofoniche. Le trasmissioni radiofoniche consentono innanzitutto agli appartenenti alla minoranza di lavorare nella propria lingua. I posti di lavoro in italiano in Slovenia sono pochissimi. Poter lavorare nella propria lingua significa mantenere viva una tradizione linguistica e culturale che è di questi luoghi da sempre. Qui bisognerà trovare una soluzione che non ci danneggi. È però sintomatico che quando ci sono delle difficoltà dentro all’RTV queste non provengono dall’emittenza minoritaria. I problemi del sistema radiotelevisivo pubblico sono altrove e non si può usare la minoranza per risolvere un problema che - da quanto ho capito - riguarda soltanto pochi chilometri di fascia lungo il confine, per la trasmissione delle informazioni sul traffico. Mi pare evitabile che uno scambio del genere avvenga. Non si può cancellare la frequenza che usa Radio Capodistria in italiano”.
C’è però la sensazione che di questi programmi si farebbe volentieri a meno.
“Io ho lavorato a TV Capodistria e questo mi ha permesso di mantenere la mia lingua e la mia cultura. Sono uno degli esempi di coloro che in questo modo hanno potuto conservare la propria identità, cosa peraltro è tutelata dalla costituzione, oltre che da molti impegni internazionali della Slovenia”.
In Slovenia siamo alle solite. Una nuova crisi di Governo e la consueta mobilitazione di una fetta dell’opinione pubblica contro il leader dell’opposizione Janez Janša.
“Siamo nuovamente davanti alla possibilità di andare per la quinta volta consecutiva ad elezioni anticipate. In tutto questo periodo l’attuale opposizione ha governato solo per un anno. Sono passati nove anni di governi che non hanno coinvolto il vincitore relativo delle elezioni. Non credo sia Janša il problema, lo è piuttosto l’incapacità di governi raffazzonati, sulla base della filosofia dei volti nuovi, nati affinché il maggiore partito di opposizione non torni al governo. L’opposizione non può essere considerata responsabile della situazione del paese. Il premier Šarec non si è dimesso a causa dell’opposizione, ma lo ha fatto perché nella sua coalizione ognuno andava per conto suo”.
Fanno presto a coalizzarsi contro Janša, ma poi fanno fatica a governare.
“Oramai penso che sia chiaro a tutti che questo non è che un pretesto. Quello di accusare gli altri di quello che il regime sta facendo è un vecchio schema del regime. È una distrazione, una guerra psicologica. È propaganda. Il responsabile dell’andamento delle cose è chi governa e non l’opposizione. Così è dappertutto tranne che in Slovenia".
Ce la fa Janša a fare il governo?
“È difficile da prevedere, bisognerà attendere ancora qualche giorno. I colloqui continuano però parallelamente tutti quelli che vi partecipano (ed anche quelli che non vogliono farlo) si preparano alle elezioni anticipate. Comunque vada l’importante è che in questo paese si possano affrontare le vere questioni che riguardano il presente ed il futuro. Negli anni di questi governucoli molte strutture che reggono o che dovrebbero reggere il sistema paese sono in grandi difficoltà. Sono settori chiave come la giustizia ordinaria, istruzione, sanità, previdenza sociale e pensionistica e così via. Queste cose vanno affrontate e risolte per dare quella sicurezza ai cittadini che in questo momento non c’è”.
"Siccome il governo Šarec era un governo di minoranza, per avere i voti della Sinistra, ha alzato i salari minimi. Questo sta già provocando una ondata di licenziamenti, perché i datori di lavoro non ce la fanno. Si tratta di un certo dilettantismo che crea grossi problemi”.
Janša potrebbe essere una soluzione per il paese?
“Nel paese adesso c’è confusione nei settori chiave. Delle politiche che consentano ai datori di lavoro di svilupparsi ed anche alla gente di stare meglio sono fondamentali, al contrario del mantenimento di feudi e di strane collusioni tra alcuni personaggi. Non c’è crescita. La gente vive sempre nelle stesse non entusiasmanti condizioni perché diventa difficile arrivare alla fine del mese con le spese che vengono provocate da queste strutture”.
Eppure, decine di intellettuali sono scesi in campo contro l’ipotesi che Janša possa riprendere in mano il governo.
“Io ho l’età che mi consente di sapere chi sono queste persone. Non sono persone che hanno lasciato un solco nella storia del paese con la loro attività. Queste sono delle manifestazioni propagandistiche che demonizzano chi non è responsabile di quanto sta accadendo. Vogliono mettere le mani avanti per consentire a chi ha gestito le cose da dietro le quinte negli ultimi anni di poter continuare a farlo”.
I deputati delle minoranze hanno detto che non saranno l’ago della bilancia, ma hanno dato ad intendere che sono disposti a collaborare. Un po’ quella che è stata, ad un certo punto, anche la sua posizione.
“Se questo avverrà va bene, sempre che vi siano dei risultati. Farsi promettere delle cose che poi non vengono assolutamente attuate significa essere molto ingenui”.
Come stanno andando le cose per la minoranza in Slovenia? Facendo una valutazione di lungo periodo si potrebbe dire che si sta perdendo terreno?
“Sicuramente, visto che le norme in vigore non vengono attuate e c’è una specie di inerzia che consente a chi di dovere di non attuare la legislazione specifica che regola il proprio settore. Qui di fatto c’è da sempre questo enorme divario tra quanto scritto e quanto fatto”.
Non se ne esce però è da decenni si dicono le stesse cose.
“Noi abbiamo tante rappresentanze dalla comunità locale, ali comuni a tutti gli organi rappresentativi fino al parlamento”.
Ma poi fanno politica?
“Diciamo che fare politica nel momento in cui si è in organi politici può essere anche non fare nulla. Anche quella è una politica che invece di produrre risultati positivi produce il nulla. Dovremmo probabilmente usare meglio questi strumenti”.
Il Comune di Trieste ha preso posizione contro lo spegnimento del nostro trasmettitore, invece comuni dove ci sono fior di nostri rappresentanti non dicono nulla …
"Questa domanda va posta a loro. Non so cosa rispondere…".
Abbiamo un problema di attuazione del bilinguismo, le cose non funzionano eppure non si vede un grande lavoro di mozioni, iniziative, proteste …
“Non sono la persona giusta per rispondere. Varie volte avevo concordato con il governo delle soluzioni che secondo me erano positive per la nostra situazione, per migliorare la nostra condizione, ma è anche successo che poi gli esponenti della minoranza stessa non hanno voluto l’attuazione di queste cose”.
C’è l’incapacità di fare sistema?
“Noi dovremmo probabilmente come minoranza - ma questo riguarda soprattutto coloro che ci rappresenta - capire che cosa bisogna fare per ripristinare o creare i meccanismi che consentano la sopravvivenza della nostra cultura e della nostra lingua a lungo termine sul territorio. Da anni sto dicendo che quello che ci serve innanzitutto per fare questo tipo di operazione è formare le nostre risorse umane al miglior livello possibile in italiano. Si tratta di dare ai nostri giovani una formazione molto buona di eccellenza nella nostra lingua a livello universitario e post-universitario. Si tratta di creare un’élite di persone ben istruite che sappiano affrontare i problemi che la vita ci pone ogni giorno”.
Stefano Lusa
L'audio intervista integrale dell'intervista a Roberto Battelli a "Il vaso di Panora"